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venerdì 09 giugno 2023
 

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Cristo Re) (ANNO B ) - 21 novembre 2021

Perseverare con Gesù per regnare con Lui

Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».


Giovanni 18,37

 

La grande solennità che chiude l’anno liturgico celebra Gesù, il Cristo, Nostro Signore, Re dell’Universo: la Chiesa professa che Egli è il Messia atteso da tutte le Scritture, Dio eterno, sovrano del creato, del mondo e della storia. Gesù è il Figlio, l’erede della regalità del Padre, della quale fa eredi tutti noi, nella sua Incarnazione, avendoci redenti con la sua Passione, morte e resurrezione.
La predicazione del Regno di Dio è il cuore del magistero di Gesù, e si pone in continuità con le tradizioni e le profezie messianiche che percorrono tutto l’Antico Testamento, che attendono un Re per sempre, un Figlio che siederà e benedirà il suo popolo nella pace, che con la sua sovranità amorevole renderà gli uomini veramente liberi e amici di Dio.
La prima lettura della liturgia odierna, tratta dal libro di Daniele, descrive una visione del profeta nel corso della quale appare uno, simile a figlio d’uomo, cui vengono dati potere, gloria e Regno che non finiranno mai; il Salmo responsoriale proclama che il Signore regna, stabilmente e in eterno; la pagina dell’Apocalisse che ci viene proposta definisce Gesù, il Cristo, sovrano di tutta la terra, e afferma che Lui ci ama e ci ha liberati, facendo di noi un Regno, e lo dichiara «Alfa e Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente».
Il Regno di Dio è, dunque, al centro della liturgia dell’ultima domenica dell’anno. La regalità di Gesù non è come quella che intende il mondo: il suo Regno non è di quaggiù.
Il Vangelo di oggi, che ci presenta il confronto tra Pilato, apparentemente potente, e Gesù, apparentemente inerme e ormai vicino al sacrificio della croce, mostra quanto siano distanti i pensieri di Dio dai pensieri umani, quanto fallaci siano il loro giudizio e la loro visione del mondo, dal momento che Gesù è Dio e che risorgerà glorioso. Ma Pilato è in errore e non riconosce la verità.
 

Pilato e la verità E che cosa è la verità? È questa l’ultima domanda che Pilato rivolge a Gesù nel densissimo dialogo che è offerto alla nostra meditazione. Gesù non risponde. La verità non è “qualcosa” ma “Qualcuno”, non è un’idea o un pensiero ma è una Persona viva che conduce alla salvezza. La verità è lì, di fronte a Pilato, è Cristo, il Signore, il Re dell’universo, Colui che è in eterno. Egli è la Vita, la Via, la Verità del Padre, espressa e manifestata nella Parola incarnata, che è il Figlio. «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce», dice Gesù a Pilato. E che cosa vuol dire essere dalla verità? Significa già sulla terra, anche in mezzo all’apparente disfatta, regnare insieme a Gesù, perché la verità rende liberi, e solo chi è libero può essere definito autenticamente Re.
Così anche noi partecipiamo della figliolanza e della regalità di Cristo e, come scrive Paolo a Timoteo, se moriamo con Lui, con Lui anche vivremo, se con Lui perseveriamo, con Lui anche regneremo, forti della certezza che Egli, Verità, ha l’ultima parola sulla storia; Egli, Vita immortale, annienta la morte; Egli, Via, conduce alla Resurrezione e alla salvezza.

 

 

 

 


18 novembre 2021

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