Nel decreto arcivescovile di Genova dell’11 febbraio si legge testualmente: “A coloro che sono chiamati a svolgere il servizio di padrino e di madrina è chiesto di far parte della Comunità cristiana, attraverso un cammino di Fede condiviso con altri fratelli e che comprenda, anche in modo graduale: la Santa Messa domenicale, un momento di riscoperta o approfondimento della Fede, di nutrimento spirituale, di condivisione con i fratelli e di servizio nella carità. Ogni Comunità e ogni Pastore saprà offrire occasioni per realizzare tutto ciò secondo le possibilità della Parrocchia e quanto potrà essere suggerito dalla creatività pastorale. Tra i possibili cammini da proporre, si suggeriscono momenti di ascolto e condivisione della Parola di Dio, secondo modalità indicate attraverso appositi strumenti forniti dall’Ufficio Catechistico Diocesano”.

Insomma, invece di accantonare queste figure come ha deciso la diocesi di Palermo (che le ha sospese "ad experimentum") o è successo in alcune parrocchie laziali si prova a formarle. Certo con un impegno non da poco. Per tutti coloro che, invece, non hanno i requisiti per svolgere questo ruolo ma sono indicati dalla famiglia perché esprimono “pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa” c’è la possibilità di essere “testimoni del Rito Sacramentale”.

«La nuova evangelizzazione è diventata per la Chiesa non soltanto una priorità ma la chiave di lettura di ogni sua attività e struttura» ha affermato don Gianfranco Calabrese, vicario episcopale per l’Annuncio del Vangelo e per la Missionarietà al Cittadino di Genova. Ed ecco perché si è arrivati a una proposta “ad experimentum”e “ad triennium”. «Si tratta di dare al padrino una nuova chance, un po’ ardita forse ma ricca di speranza. Non si tratta di cancellare un sistema che c’è ma di andare oltre, gettare lo sguardo da un’altra parte. Dalle sole condizioni previe per accedere al servizio si è pensato di puntare anche sull’equipaggiamento necessario per svolgere il servizio stesso. Apparentemente potrebbe apparire una richiesta ancora più stringente ma in realtà si tratta di credere fino in fondo che sia possibile annunciare il Vangelo a tutti e che il Signore possa lavorare in questo seme gettato. È accogliere la sfida dell’evangelizzazione».

Ai padrini viene chiesto di essere «persone in cammino, di svolgere il loro servizio proprio riprendendo il loro essere discepoli». Di «intraprendere, cominciare o continuare, un cammino, organizzato insieme al parroco della propria parrocchia di appartenenza». Nel caso in cui la persona interessata a svolgere il ministero di padrino non sia disponibile a intraprendere il cammino o se non risponda ai requisiti minimi «la famiglia potrà incaricare un’altra persona. Nel caso in cui la persona interessata abbia un particolare legame con il bambino del battesimo o il ragazzo da cresimare, per venire incontro ai familiari la Chiesa universale offre una nuova proposta attraverso il Codice di Diritto Canonico: essere testimoni (cf. can. 875 C.I.C.) (vedi punto 3 del Decreto pubblicato a lato). La stessa possibilità è anche indicata dalla Conferenza Episcopale Italiana nel documento Incontriamo Gesù (n.70) dove si sottolinea “l’opportunità pastorale di affiancare – solo come testimoni del rito sacramentale – quelle persone indicate dalla famiglia che, pur non avendo i requisiti prescritti, esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa”».

Don Calabrese è molto chiaro: «Quando la figura del padrino si riduce al solo momento celebrativo, escludendo la possibilità di un accompagnamento nella fede del bambino battezzato o cresimato, allora compare la figura del testimone, simile a quella che incontriamo nel rito del matrimonio. Nelle nozze i testimoni hanno un loro senso e una loro importanza. Non si chiede loro di svolgere un servizio legato alla fede, ma solo di esprimere una vicinanza durante il matrimonio. Dunque non hanno solo rilevanza giuridica, ma rimangono persone che hanno partecipato in modo speciale ad un’importante tappa della vita. Non si tratta solo di nomi diversi ma di una diversa prospettiva. Il padrino lo può svolgere chi sinceramente se la sente di aiutare un’altra persona a crescere nella fede cercando di cominciare dalla propria. Il testimone sarà invece un amico o parente caro alla famiglia che vuole farsi vicino in quel momento così importante. Ovviamente resta aperta la possibilità di approfondire o riscoprire la fede in Cristo. Nell’uno e nell’altro caso la comunità cristiana non potrà rinunciare al suo ruolo materno. La Chiesa esiste per evangelizzare. Il suo obiettivo è annunciare Gesù ad ogni persona. Con i sacramenti dell’iniziazione cristiana essa non si ritira a un compito ma affianca la famiglia, i padrini e i testimoni facendo sentire loro che i sacramenti non sono mai fatti privati ed eventi chiusi in sé. Si diventa cristiani entrando a far parte di una comunità situata in un determinato luogo e in un determinato tempo. Questo carisma della Chiesa ogni comunità parrocchiale è chiamata a renderlo visibile con attenzioni particolari e molto concrete».


Il testo del decreto

CANCELLERIA ARCIVESCOVILE

SUA ECCELLENZA L’ARCIVESCOVO

per quanto riguarda il servizio di Padrino e Madrina

HA STABILITO

ad experimentum” e “ad triennium”, quanto segue:

 

1. A coloro che sono chiamati a svolgere il servizio di padrino e di

madrina è chiesto di far parte della Comunità cristiana, attraverso

un cammino di Fede condiviso con altri fratelli e che comprenda,

anche in modo graduale: la S. Messa domenicale, un momento di

riscoperta o approfondimento della Fede, di nutrimento spirituale,

di condivisione con i fratelli e di servizio nella carità. Ogni Comunità

e ogni Pastore saprà offrire occasioni per realizzare tutto ciò secondo

le possibilità della Parrocchia e quanto potrà essere suggerito dalla

creatività pastorale.

Tra i possibili cammini da proporre, si suggeriscono momenti di

ascolto e condivisione della Parola di Dio, secondo modalità indicate

attraverso appositi strumenti forniti dall’Ufficio Catechistico Diocesano.

2. Tutti coloro che non vogliono partecipare ai momenti di crescita

spirituale come sopra proposti, non abbiano i requisiti richiesti o si

trovano in situazioni non compatibili con un’effettiva testimonianza

cristiana (cf. can. 874 §§1-2 C.I.C.), non possono svolgere l’incarico

di padrino e di madrina.

3. A quelle persone “indicate dalla famiglia che, pur non avendo i requisiti

prescritti, esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale,

affettiva ed educativa” si può, eventualmente, offrire l’opportunità

di prendere parte alla Celebrazione solo come testimoni

del Rito sacramentale (cf. C.E.I., Incontriamo Gesù. Orientamenti

per l’annuncio e la catechesi in Italia, n. 70; cf. can. 875 C.I.C.).

In tal caso, sul Registro dei Battesimi e delle Cresime si indichi come

“testimone” la persona scelta.

4. La Comunità cristiana è sempre chiamata ad essere partecipe nel

trovare vie idonee per far maturare, in particolare nella Parrocchia

e nel Vicariato, il servizio di padrino e di madrina; allo stesso modo,

la Comunità si renda presente al momento della celebrazione dei

Sacramenti dell’iniziazione cristiana.

 

Il presente Decreto entrerà in vigore il giorno 3 dicembre 2023,

I Domenica del Tempo di Avvento.

(Decreto Arcivescovile 11 febbraio 2023)