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L'arcivescovo Zuppi sul caso della croce al cimitero di Casalecchio
Alla fine la Croce ci sarà, ma non proprio all’ingresso del cimitero. Qualche metro più in là, per salvare le apparenze e non scontentare nessuno, “ma si vedrà anche dall’esterno”. Parola del sindaco di Casalecchio, Massimo Bosso, che con una email scritta di suo pugno ha invitato tutti i consiglieri comunali alla cerimonia di benedizione della nuova croce, istallata, come tiene a specificare “nell’area iniziale del cimitero”.
Finisce così una querelle iniziata più di un anno fa quando, dopo i lavori di ampliamento del cimitero della cittadina dell’hinterland bolognese, il consiglio comunale aveva deliberato contro il collocamento di una croce nell’area del nuovo ingresso, provocando sconcerto e polemiche non solo tra le fila dell’opposizione, ma anche della stessa maggioranza PD. Una decisione in nome dei principi “di uguaglianza e laicità” che aveva lasciato l’amaro in bocca.


La Croce di Casalecchio e il messaggio dell'arcivescovo Zuppi
Anche la Curia bolognese era intervenuta, richiamando la pietà umana e il rispetto per i defunti. “Credo che questa decisione sia sbagliata e inopportuna” ribadì allora senza mezzi termini l’arcivescovo Matteo Zuppi, richiamando il dibattito annoso sulla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici e la posizione di personalità laiche come Miriam Mafai o Giorgio Napolitano, secondo le quali il crocifisso non si doveva toccare “in quanto la croce è un simbolo che veicola valori di umanità”. “Lasciare la croce all’ingresso di un cimitero non ne limita l’accoglienza e non offende nessuno, ma richiama a quell’umanesimo che fa parte anche della cultura laica”, aveva concluso l’arcivescovo.
La croce (finalmente) al cimitero di Casalecchio: un ravvedimento (politico) "a metà"
Oggi finalmente il sindaco di Casalecchio, prendendo atto di quelle critiche, torna sulla sua decisione. Bontà sua. La croce, simbolo per tutti di pietà e di speranza, veglierà sui defunti e sarà di consolazione ai parenti e ai visitatori. Meglio tardi che mai, si dirà, anche se una querelle del genere, a dir poco pretestuosa e sterile, poteva e doveva essere evitata. Anche perché il “ravvedimento” con ogni probabilità è solo parziale. Dall’anno scorso sono cambiati gli equilibri politici, questa linea più “soft” era attesa e forse concordata. E poi, non dimentichiamolo, il sindaco non ha voluto strafare e ha usato la strategia della “discrezione”. Volete la croce? Va bene, ma non esageriamo. Il posto giusto non è proprio all’ingresso, al posto d’onore, ma qualche metro più in là rispetto al cancello. Così anche i tutori del laicismo potranno dire di aver salvato la faccia.



