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«I nostri gesti verso i poveri devono parlare, denunciare, stimolare, formare e informare. L’impegno concreto per i poveri deve essere associato a una trasformazione culturale. Spesso persiste una mentalità che ignora gli altri, senza neanche accorgersene. Cambiare questa cultura è anche compito del mondo della comunicazione. Siamo chiamati a formare una nuova opinione pubblica, anzitutto dentro la Chiesa, che superi abbandoni e pregiudizi ideologici. La povertà non deve essere interpretata come punizione, mancanza di merito o inutile intervento di carità. Anche i cristiani rischiano di lasciarsi contagiare da mentalità distorte».
È la riflessione di monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara e presidente della Fondazione Migrantes della Cei, nell’omelia della Messa di Natale celebrata mercoledì pomeriggio per i dipendenti e i collaboratori del Gruppo Editoriale San Paolo presso l’Auditorium di via Giotto 36 a Milano, dove si trovano anche le redazioni dei Periodici del Gruppo (Famiglia Cristiana, Credere, Jesus, Maria con te).
Alla celebrazione hanno partecipato don Stefano Stimamiglio, presidente e amministratore delegato del Gruppo nonché direttore di Famiglia Cristiana, don Giuseppe Musardo, direttore generale, don Roberto Ponti, Superiore Provinciale, e numerosi sacerdoti paolini provenienti dalle comunità di Roma, Milano e Cinisello Balsamo.


Il significato del Natale e della regalità di Cristo
Nella sua omelia, Monsignor Perego ha ricordato l’essenza del Natale, sottolineando la scelta di Dio di farsi povero per condividere la fragilità umana: «Dio, condividendo i limiti e la fragilità dell’uomo, si è fatto povero. È nato nella carne come noi. Lo abbiamo conosciuto nella piccolezza di un bambino deposto in una mangiatoia e nell’umiliazione della croce, condividendo la nostra radicale povertà e anche la morte».
L’arcivescovo, citando don Primo Mazzolari, Giuseppe Lazzati e Armida Bareelli, ha inoltre evidenziato la regalità di Cristo, che si manifesta dalla nascita a Betlemme fino alla croce: «La regalità di Gesù non è potere o dominio, ma condivisione, perdono e giustizia». E ha sottolineato che la politica cristiana non è esclusione né prepotenza: «Non si tratta di esclusione, squadrismo o prepotenza. Richiamare la regalità significa richiamare lo stile del cristiano nel mondo: una politica che ha come riferimento primo il bene comune, anche a costo del sacrificio e del dono».
Discernimento, responsabilità sociale e attenzione ai poveri
Riflettendo sul discernimento cristiano e sull’impegno sociale, mons. Perego ha aggiunto:
«Il Natale ci chiama a costruire relazioni autentiche con i poveri, a non delegare ad altri il compito di agire, a denunciare ciò che offende la dignità dell’uomo e a promuovere una cultura della carità, che supera autoreferenzialità e pregiudizi». L’arcivescovo ha anche richiamato la responsabilità verso i migranti: «Gli organismi che rappresento e la mia persona sono di aiuto a tutta la Chiesa italiana e a tutti noi, in un tempo in cui contro i migranti si stanno scatenando forze potenti che vorrebbero ascrivere a loro ogni guaio della nostra società, creando i presupposti dell’odio etnico, religioso e razziale».


Il ruolo della comunicazione cristiana
Nel saluto iniziale all’inizio della Messa don Stefano Stimamiglio ha posto l’accento sul significato di questa celebrazione natalizia: «La ringraziamo», ha detto rivolgendosi a monsignor Perego, «di essere qui questa sera a ricordarci che ogni azione apostolica e ogni forma testimoniale del Signore, anche quella della comunicazione che noi cerchiamo ogni giorno di portare avanti, trae alimento e ragione d'essere dal Signore Gesù, che ancora a Natale provò su di sé l’esperienza tragica dell’esilio in Egitto alla ricerca di protezione dalla brutale violenza umana».


L’omelia e la celebrazione, come ha sottolineato Perego, hanno ricordato che il Natale non è solo attesa e festa, ma anche impegno concreto nella società: costruire relazioni con i poveri, denunciare le ingiustizie, promuovere la carità come forma alta di politica e vivere la regalità di Cristo come dono e servizio.
Alla fine della celebrazione sono stati premiati tre dipendenti che hanno compiuto i 25 anni di carriera nel Gruppo Editoriale San Paolo.




