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Cari amici lettori, in questi giorni roventi di metà agosto ha fatto clamore una notizia di (presunte) nuove scoperte sulla Sindone. Il telo custodito a Torino sarebbe un falso medioevale, un’immagine realizzata con la sovrapposizione di un telo sulla “scultura” (e non sul corpo vero) di un crocifisso.
La “notizia”, frutto di uno studio tramite modelli in 3D di un ricercatore brasiliano, Cicero Moraes, e pubblicata su un’autorevole rivista scientifica internazionale, Archaeometry, si è presto rivelata una “non notizia”: le tesi proposte dall’autore erano già state avanzate oltre un secolo fa e la metodologia usata è, per sua stessa ammissione, lacunosa, dunque tutt’altro che portatrice di risultati “infallibili”.
Infatti è stata prontamente “smontata” – con argomentazioni ben più solide – dall’autorevole Centro internazionale Studi sulla Sindone di Torino (analisi completa su www.sindone.it).
La vicenda delle presunte “rivelazioni” fa riflettere per diversi aspetti. In un’intervista, Emanuela Marinelli, una delle sindonologhe più accreditate, constatava come un suo articolo su Archaeometry, che smentiva la datazione medievale, fosse stato ignorato dalla comunicazione mainstream, mentre diventa virale una notizia inaffidabile. Secondo la studiosa, la Sindone, «testimone forte della passione, morte e risurrezione di Gesù che ha suscitato molte conversioni», non può che «dare fastidio a chi è contrario al cristianesimo».
Altro elemento critico è la carenza scientifica dell’articolo di Moraes: il Centro studi l’ha dimostrata, ma per il grande pubblico conta di più il sensazionalismo che l’esame attento. Bene ha fatto l’arcivescovo di Torino, Roberto Repole, custode della Sindone, a pubblicare una nota in cui si sottolinea «la preoccupazione per la superficialità di certe conclusioni» e si invita alla «necessaria attenzione critica a quanto viene così facilmente pubblicato».
In discussione non è la libertà della ricerca scientifica, ma il metodo parziale e discutibile usato, che ha trascurato le evidenze fisiche e chimiche e si è basato solo su un programma digitale di simulazione tridimensionale.
La Sindone non è oggetto di fede, ma per milioni di credenti essa ricorda Colui che «mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Galati 2,20). È «un’immagine autentica di amore e di speranza» (Emanuela Marinelli). Autorevoli scienziati – come Marinelli e Baima Bollone – l’hanno studiata con rigore, mostrando che è plausibile credere alla sua autenticità.
Bene discuterne in sede scientifica, come si fa da oltre un secolo, ma con criterio e onestà.
(foto in alto: ANSA)
In collaborazione con Credere
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