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Conclude con le parole di papa Francesco, «siamo fratelli tutti». Papa Leone, nella sua catechesi sul tema «La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale. La spiritualità pasquale anima la fraternità. “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”», nell’ambito del ciclo su Gesù Cristo nostra speranza, ricorda la grande intuizione del suo predecessore: «Credere nella morte e risurrezione di Cristo e vivere la spiritualità pasquale infonde speranza nella vita e incoraggia a investire nel bene. In particolare, ci aiuta ad amare e alimentare la fraternità, che è senza dubbio una delle grandi sfide per l’umanità contemporanea, come ha visto chiaramente Papa Francesco», dice rivolgendosi ai numerosi fedeli presenti in piazza.
«La fraternità», sottolinea, «nasce da un dato profondamente umano. Siamo capaci di relazione e, se lo vogliamo, sappiamo costruire legami autentici tra di noi. Senza relazioni, che ci sostengono e che ci arricchiscono sin dall’inizio della nostra vita, non potremmo sopravvivere, crescere, imparare». Eppure non è così facile sentirci fratelli, spesso ci ripieghiamo su noi stessi e «l’altro si riduce allora a qualcuno da cui prendere, senza che siamo mai disposti davvero a dare, a donarci».
La fraternità non è «scontata, non è immediata. Molti conflitti, tante guerre sparse nel mondo, tensioni sociali e sentimenti di odio sembrerebbero anzi dimostrare il contrario. Tuttavia, la fraternità non è un bel sogno impossibile, non è un desiderio di pochi illusi. Ma per superare le ombre che la minacciano, bisogna andare alle fonti, e soprattutto attingere luce e forza dal Colui che solo ci libera dal veleno dell’inimicizia», ricorda Leone.
Spiega la radice della parola “fratello”. Che significa «prendersi cura, avere a cuore, sostenere e sostentare. Applicata a ogni persona umana diventa un appello, un invito. Spesso pensiamo che il ruolo di fratello, di sorella, rimandi alla parentela, all’essere consanguinei, al far parte della stessa famiglia. In verità, sappiamo bene quanto il disaccordo, la frattura, talvolta l’odio possano devastare anche le relazioni tra parenti, non soltanto tra estranei».
Proprio per questo è urgente recuperare le parole di San Francesco e il saluto con cui «si rivolgeva a tutte e a tutti, indipendentemente da provenienze geografiche e culturali, religiose e dottrinali: omnes fratres era il modo inclusivo con cui il Santo poneva sullo stesso piano tutti gli esseri umani, proprio perché li riconosceva nel comune destino di dignità, di dialogo, di accoglienza e di salvezza. Papa Francesco ha riproposto questo approccio del Poverello di Assisi, valorizzandone l’attualità dopo 800 anni, nell’Enciclica Fratelli tutti».
Un tutti che, «per San Francesco il segno accogliente di una fraternità universale, esprime un tratto essenziale del cristianesimo, che sin dall’inizio è stato l’annuncio della Buona Notizia destinata alla salvezza di tutti, mai in forma esclusiva o privata. Questa fraternità si basa sul comandamento di Gesù, che è nuovo in quanto realizzato da Lui stesso, compimento sovrabbondante della volontà del Padre: grazie a Lui, che ci ha amato e ha dato sé stesso per noi, noi possiamo a nostra volta amarci e dare la vita per gli altri, come figli dell’unico Padre e veri fratelli in Gesù Cristo».
Gesù, prosegue il Pontefice, «ci ha amato sino alla fine» e la «sua Risurrezione, al terzo giorno, è l’inizio di una storia nuova». E lì che «i discepoli diventano pienamente fratelli, dopo tanto tempo di vita insieme, non solo quando vivono il dolore della morte di Gesù, ma, soprattutto, quando lo riconoscono come il Risorto, ricevono il dono dello Spirito e ne diventano testimoni. I fratelli e le sorelle si sostengono a vicenda nelle prove, non voltano le spalle a chi è nel bisogno: piangono e gioiscono insieme nella prospettiva operosa dell’unità, della fiducia, dell’affidamento reciproco. La dinamica è quella che Gesù stesso ci consegna: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”». E dunque, conclude, dobbiamo ricordare che «la fraternità donata da Cristo morto e risorto ci libera dalle logiche negative degli egoismi, delle divisioni, delle prepotenze, e ci restituisce alla nostra vocazione originaria, in nome di un amore e di una speranza che si rinnovano ogni giorno. Il Risorto ci ha indicato la via da percorrere insieme a Lui, per sentirci ed essere “fratelli tutti”».



