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«A furia di banalizzare le relazioni e i rapporti umani, si smarrisce il senso del rispetto: rispetto reciproco fra uomo e donna, fra genitori e figli, fra studenti e insegnanti, fra governanti e cittadini. I telegiornali ne sono fotografia impietosa e fedele».
Il Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, nel consueto augurio natalizio, il 17 dicembre, in occasione del concerto della Cappella di San Marco, non ha scelto toni di circostanza, ma si è concentrato sulla «parola» e sul «linguaggio», le forme più umane della comunicazione: «sofisticarle comporta il distruggere l’umano che è nell’uomo e, quindi, l’uomo stesso».
«Il nostro è il tempo in cui Nietzsche ha sentenziato la morte di Dio ed è anche il tempo in cui Pirandello ha proclamato: "Così è, se vi pare!"». Allora le parole perdono il senso di Dio, del bene, del vero, della giustizia, dei propri limiti: «si riduce tutto a puro funzionalismo per cui l’altro interessa solo se serve. Così si costruisce la società dell’indifferenza, dell’individualismo, del rispetto negato e, infine, della guerra eletta a strumento di soluzione delle controversie tra Stati».


«Di fronte a tutto ciò, contrasta il sì pieno e per sempre di Maria che, nella sua persona, è spazio del Natale», la donna che rende possibile l’evento salvifico. Uomini e donne offrano nella loro vita spazio a Dio che entra nella storia.
Negli auguri finali, il primo pensiero è andato ad Alberto Trentini, cooperante veneziano detenuto in Venezuela da oltre un anno senza alcuna accusa, e alla sua famiglia. Ha poi rivolto gli auguri a tutti, «anche ai non credenti che, con onestà intellettuale, sono in ricerca».
Poi, sotto le volte a crociera dell’altar maggiore della Basilica, si sono distese le voci dei tenori, degli alti, dei bassi e dei soprani della Cappella Musicale di San Marco, un’istituzione che ha quasi mille anni di vita, la più antica formazione professionale ancora attiva. La prima notizia certa risale al 1318, ma si hanno testimonianze librarie anche antecedenti. Tra i suoi direttori ha annoverato nomi come Andrea e Giovanni Gabrieli e Claudio Monteverdi.
Il concerto degli auguri di Natale è una tradizione. Quest’anno il maestro Marco Gemmani ha diretto i suoi coristi nel Vespro di Natale, composto e diretto nell’esecuzione del 1675 da Natale Monferrato. Cantore dal 1638, Monferrato operò anche presso l’ospedale dei Mendicanti di Venezia fino al 1676, poi si dedicò interamente alla Cappella Ducale. Diventa vice maestro nel 1647 e direttore alla morte del maestro Francesco Cavalli.


Il maestro Gemmani ha riproposto i suoi vespri natalizi, eseguendo sette brani e concludendo con un poderoso Magnificat. Musicalmente interpretati come mottetti da soprani solisti, le preghiere Ardet cor meum, Clamo a te e il salmo Beatus vir si sono alternate con i salmi Dixit Dominus, Confiteor tibi, Domine, De profundis. La musica dei salmi «attinge a piene mani dai Salmi brevi a due Chori, Opera 9 di Monferrato – ha commentato il maestro Marco Gemmani –, in cui il compositore veneziano concentra lo stile policorale tipico della Basilica Marciana in veloci e incalzanti alternanze di interventi, con improvvisi ma calibrati colpi di scena. Ben diversi sono i suoi mottetti, scritti nel più puro stile concertato, in cui si mostra tutto il virtuosismo dei valenti cantori della Cappella Marciana».
Alcuni versi in latino, come nel salmo 110, Opera manuum eius veritas et judicium: «Le opere delle sue mani sono verità e giustizia», sono sembrati degno commento alle parole del Patriarca.
Il concerto ha confermato il valore della direzione di Gemmani. Del resto, le esecuzioni della Cappella Marciana da lui guidata, durante le funzioni liturgiche di tutto l’anno, sono divenute ormai un punto fermo per chi vuole ascoltare musica di rara bellezza nella splendida cornice dorata della Basilica di San Marco. Oltre all’intensa attività liturgica e concertistica in Basilica, Gemmani ha portato la Cappella Marciana a esibirsi in numerose sedi europee. Alla guida della Cappella Marciana ha inciso per numerose case discografiche e ha ottenuto il primo premio nella categoria Early Music del prestigioso International Classical Music Awards 2020 con il cd Willaert e la Scuola Fiamminga a San Marco.
Da citare anche le voci e gli strumenti della Cappella Marciana, i diciasette cantori (soprani: Maria Chiara Ardolino, Caterina Chiarcos, Maria Clara Maiztegui, Elena Modena, Maria Cristina Rinaldi; alti: Maria Baldo, Claudia Graziadei, Liu Rundong, Monica Serretti; tenori: Jake Dyble, Enrico Imbalzano, Riccardo Martin, José Sanchez; bassi: Giovanni Bertoldi, Luca Scapin, Samy Timin, Marcin Wyszkowski) e Stefano Pratissoli al violone e Alvise Mason all'organo.
La serata è stata replicata il 18 dicembre. Lunghe file fuori della Basilica nella speranza di poter recuperare una prenotazione non rispettata. Non per tutti è stato possibile ascoltare questo straordinario concerto, anche per i limiti di capienza e di sicurezza che ormai la Basilica di San Marco deve rispettare in ogni evento che si svolge al suo interno.





