Nel giorno in cui all’udienza generale in piazza san Pietro Papa Francesco torna parlare del ruolo del vescovo, ribadendo che l’episcopato “non è un onorificenza, ma un servizio”, la Santa Sede pubblica un “rescriptum” firmato dal card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, nella quale si precisano e si rafforzano le norme che riguardano il pensionamento dei vescovi. E’ la prima decisione presa dal Papa sulla riforma della Curia e accoglie una raccomandazione del Consiglio dei Cardinali, di cui Parolin fa parte. In fatti il “rescritto” è firmato da Parolin, ma nel titolo è precisato che esso è stato redatto “ex audientia SS.mi”, in pratica da una disposizione arrivata dal Papa. Ribadisce cose già previste e ne prevede di nuove. La novità più importante è che “in alcune circostanze particolari” può essere che sia necessario chiedere al vescovo le dimissioni anticipate “dopo avergli fatto conoscere i motivi di tale richiesta” e aver “ascoltate attentamente le sue ragioni in fraterno dialogo”.

 E’ la prima volta che questa fattispecie viene scritta. Finora si trattava di “prassi” e di solito se il vescovo non accettava di farsi da parte interveniva il Papa dimettendolo. E’accaduto recentemente per il vescovo paraguayano della diocesi di Ciudad del Este mons. Ricardi Livieres. Ora è prevista una procedura, sicuramente più garantista, da parte della Congregazione per i vescovi, anche se il “rescritto” dice genericamente “autorità competente”, ma anche più precisa. L’altra novità è il cambio di un verbo rispetto alla Costituzione apostolica della Curia Romana “Pastor bonus” di Giovanni Paolo II, quella che il Consiglio dei cardinali su indicazioni di Bergoglio deve cambiare. E’ riferito al cardinali di Curia che da ora in avanti sono “tenuti” e non più “pregati” a presentare le proprie dimissioni quando compiono 75 anni. La norma era stata introdotta da Paolo VI nel 1966 e aveva suscitato allora molti malumori. Ma Paolo VI chiedeva di presentare “spontaneamente” la rinuncia all’ufficio. Bergoglio adesso ne prevede l’obbligo. Il “rescritto” precisa anche che un vescovo quando compie 75 anni  automaticamente decade anche da ogni altro “ufficio a livello nazionale”. Insomma non sarà più possibile che un vescovo in pensione, dunque emerito, possa essere presidente di una Conferenza episcopale, come è avvenuto recentemente in Germania con mons. Zollitsch, rimasto per qualche mese alla guida dei vescovi, dopo essere andato in pensione come vescovo di Friburgo.