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Si può raccontare la storia d’Italia attraverso le canzoni? La risposta è sì. Perché autori e cantautori sanno cogliere lo spirito del tempo e raccontarlo più e meglio di tanti trattati di sociologia. Perché attraverso le canzoni si può imbastire una narrazione sociale e ogni brano diventa un documento e una testimonianza capace di riflettere mood, ansie, sogni e trasformazioni di un Paese in continua evoluzione.
Per averne la conferma basta andare a un concerto di Antonello Venditti, che martedì sera sul palco del Forum di Assago a Milano, davanti a un pubblico che da giorni ha fatto registrare il sold out, è ripartito con il tour “NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI 40TH ANNIVERSARY – 2025 EDITION” (prossime tappe a Perugia, Torino, Firenze prima della doppia data di Roma, il 21 e 23 dicembre).
Un viaggio cominciato quarantuno anni fa, quando Notte prima degli esami, uno dei successi più famosi (e intergenerazionali) dell’album Cuore uscito nel 1984, è diventato l’inno di un Paese intero che ha solennizzato il rito della Maturità.
Il palco è essenziale, elegante. Le prime note dell’intro Zarathustra/Raggio di luna scorrono lente. Poi, come un’esplosione controllata, arriva Bomba o non bomba, e con essa un’energia che riempie lo spazio e lo trasforma in un’unica voce. La canzone mette in musica le avventure di due ragazzi in cerca di successo (lo stesso Venditti e De Gregori) sullo sfondo degli anni di piombo e di tensioni politiche e sociali.


Venditti si muove con quella familiarità che hanno gli amici di vecchia data. Il concerto è costruito come un racconto, un attraversamento di storie e ferite, amori e ribellioni, eventi epocali (dagli scontri di Valle Giulia in pieno 1968 al concerto del 1980 di Bob Marley a San Siro che fa da sfondo a Piero e Cinzia). E poi Sotto il segno dei pesci, Giulia, Peppino, Lilly: il pubblico canta, spesso anticipa, perché quelle parole sono ormai un pezzo di memoria collettiva.
Ecco perché andare a un concerto del cantautore romano significa (anche) fare un ripasso della storia d’Italia, soprattutto per i più giovani.
Il cuore della serata è stato tutto dedicato a Cuore, l’album del 1984 tornato alla ribalta nel 2024 per il suo quarantennale. Venditti lo attraversa come si sfoglia un vecchio album di fotografie: con stupore e tenerezza, raccontando la genesi di ogni brano, intrecciando biografia personale e storia collettiva. E quando arriva Di’ una parola, l’inedito della special edition, il Forum resta in silenzio, come se ascoltasse per la prima volta il racconto di un amico che conosce da sempre.
È quasi inevitabile: quando partono le prime note di Notte prima degli esami, lo spettacolo cambia pelle. Non è più un concerto, è una condivisione con un gruppo di ragazzi che sale sul palco. Genitori che cercano lo sguardo dei figli, coppie che si stringono la mano, amici che si abbracciano.
La canzone che ha varcato i decenni e da quarant’anni racconta paure, desideri e sogni di generazioni intere torna ad essere ciò che è sempre stata: un abbraccio collettivo, un’icona, la colonna sonora di ogni rito di passaggio.
Ad accompagnare il cantautore romano ci sono Alessandro Canini alla batteria, Amedeo Bianchi al sax, Fabio Pignatelli al basso, Danilo Cherni alle tastiere, Angelo Abate al pianoforte, Toti Panzanelli e Maurizio Perfetto alle chitarre. E poi l’intensità di Roberta Palmigiani al violino e le voci calde di Laura Ugolini e Ilaria Monteleone ai cori.
Tra un brano e l’altro, Venditti racconta («se vi ho stufato ditemelo e fermatemi»). Ricorda, sorride, punge quando serve, descrive frammenti di vita romana, italiana e universale. Giulio Cesare, Non è la cocaina, Ci vorrebbe un amico, Che fantastica storia è la vita, Alta marea, In questo mondo di ladri: ogni pezzo è un capitolo di un romanzo scritto a più mani, quelle sue e quelle del pubblico.
Il finale è da copione. Ricordati di me riempie il Forum di una malinconia luminosa, mentre Roma capoccia, cantata da tutti come un inno spontaneo, chiude la serata.
Tre ore filate di musica, un viaggio nella storia, istantanee di un’Italia che non c’è più.





