Antoni Benaiges era un giovane maestro spagnolo che nel 1935 accettò l’incarico in un paese isolato della provincia di Burgos animato dalle idee del pedagogista Celestino Freinet, fautore di una didattica che mettesse al centro il bambino con i suoi talenti. Durante la guerra civile fu bollato come rivoluzionario, e fu una delle tante vittime del regime di terrore che poi portò alla dittatura franchista. Immaginando che la nipote di uno dei suoi ex allievi vada alla ricerca dei suoi resti in una delle decine di fosse comuni rinvenute nel territorio spagnolo, il film, tra presente e passato, mostra che le ferite di una guerra civile continuano a dilaniare un paese anche dopo quasi un secolo. In Antoni troviamo gli echi del nostro don Milani, convinto che l’istruzione fosse un diritto di tutti, e di tanti maestri illuminati che hanno guardato lontano, al di là di una scuola fatta solo di regole e precetti, tanto da riuscire a convincere tutti i genitori della sua pluriclasse (dal sindaco del paese a un pastore analfabeta) ad affidargli i bambini per una gita al mare, simbolo di libertà e infinte possibilità. Una promessa che solo la morte gli impedì di mantenere.