Li sfogliano mentre svolazzano felici nell’azzurro. Amano i libri, gli angioletti affrescati sul soffitto della Sala degli scrittori nella Biblioteca Apostolica Vaticana. E, a conferma dell’intuizione di Jorge Luis Borges («Ho sempre immaginato il Paradiso come una specie di biblioteca»), nella stessa sala una lapide di papa Sisto V minaccia di scomunica chi ruba o danneggia i libri. Promessa di Paradiso e minaccia di Inferno, dunque, nel nome di manoscritti, carta stampata, monete e medaglie in questo luogo esclusivo che papi e cardinali hanno amato e arricchito nei secoli.  Nelle sale affrescate, nel bunker climatizzato, nei depositi, tra antiche librerie in legno e laboratori con sofisticati sistemi di restauro e di digitalizzazione, si conservano circa due milioni di volumi stampati, antichi e moderni, e 80 mila manoscritti. «Ormai 30 mila manoscritti sono stati già interamente digitalizzati e tutte le immagini, che sono milioni, sono a completa disposizione nella Digital Library, sul nostro sito, consultabili direttamente e liberamente», spiega don Mauro Mantovani, il prefetto della Biblioteca. Nello stesso edificio, che si affaccia sul cortile del Belvedere disegnato dal Bramante, sono presenti la Biblioteca e l’Archivio Apostolico Vaticano: «Due istituzioni sorelle, che collaborano costantemente, e con una storia comune, che affonda le sue radici al tempo in cui la Santa Sede cominciò a raccogliere metodicamente i documenti che costituiscono un patrimonio storico e culturale unico, a servizio della Chiesa e non solo», afferma don Mantovani. La sede attuale fu voluta papa Sisto V (al secolo Felice Peretti) che, alla fine del XVI secolo, la fece costruire tagliando in due il cortile, perché la vecchia biblioteca, che si trovava nel Palazzo Apostolico, non era più in grado di accogliere le nuove collezioni...

 

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(Foto in alto: Tommaso Ausili/)


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