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Il naufragio della F174, del 1996, rappresentò all'epoca la più grande tragedia navale del Mediterraneo dalla fine della Seconda guerra mondiale, e rimase tale sino al naufragio di Lampedusa, verificatosi il 3 ottobre 2013. Avvenne nella notte tra il 24 e il 25 dicembre ed è per questo conosciuta anche con il nome di Strage di Natale. Il naufragio è conosciuto inoltre con il nome di Tragedia di Portopalo, perché avvenuto a poche miglia dalla località siciliana di Portopalo di Capo Passero, in provincia di Siracusa. Nel naufragio persero la vita almeno 283 persone.
L’inchiesta
Nei giorni successivi alla tragedia i pescatori di Portopalo ritrovano numerosi cadaveri, ma non denunciano nulla alle autorità per evitare interrogatori e lunghi sequestri delle imbarcazioni. I cadaveri vengono rigettati in mare. Solo un pescatore, Salvatore Lupo, ebbe il coraggio di denunciare il ritrovamento del punto esatto della nave F174 dove era affondata. Il comandante Lupo racconta tutto prima alle autorità, ma la cosa non viene presa sul serio, allora si mette in contatto col giornalista Giovanni Maria Bellu del quotidiano la Repubblica, il quale si impegna con una indagine internazionale alla ricerca della verità. Nel 2001 mostra al mondo le immagini del relitto della F174, dentro il quale erano ancora imprigionati gli scheletri delle vittime. Il relitto della nave è ancora in fondo al mare: il Rov (Remotely operated vehicle) robot sottomarino con all'interno una telecamera svelò quel cimitero nel Mediterraneo e nel 2004 Bellu scrisse I fantasmi di Portopalo (tornato in libreria con Mondadori).
Il processo bloccato a metà
Dopo le prime denunce la Procura di Siracusa aveva aperto un'inchiesta e i membri dell'equipaggio erano stati rinviati a giudizio per omicidio colposo. Quando si individuò il relitto, ci si rese conto che questo si trovava in acque internazionali e il processo venne bloccato per mancanza della competenza territoriale. La Procura di Siracusa decise allora di applicare la norma del codice penale che prevede, in casi di eccezionale gravità, di indagare su fatti non accaduti in Italia. Bisognò però contestare un reato più grave, l'omicidio volontario plurimo aggravato. Il reato era contestabile però solo a due persone: il capitano della nave e un trafficante pakistano colpevoli tra l'altro di aver gettato in mare un giovane clandestino ferito. Il processo rimase aperto solo per l'armatore pakistano Tourab Ahmed Sheik, residente a Malta, perché la Francia si oppose alla richiesta di estradizione del capitano che si era rifugiato oltralpe. L'armatore è stato condannato in appello a 30 anni di carcere insieme al capitano della nave, dopo che il processo di primo grado li aveva visti assolti.
la fiction
Una produzione Picomedia, in collaborazione con Rai Fiction e Iblafilm, prodotta da Roberto Sessa, per la regia di Alessandro Angelini, liberamente tratta dall'omonimo libro di Bellu, la miniserie vede nel cast Giuseppe Battiston (nel ruolo del giornalista), Roberta Caronia e Adriano Chiaramida. Un film in due puntate, con soggetto scritto dallo stesso Giuseppe Fiorello con Paolo Logli e Alessandro Pondi che firmano anche la sceneggiatura insieme a Salvatore Basile e Alessandro Angelini
L’inchiesta
Nei giorni successivi alla tragedia i pescatori di Portopalo ritrovano numerosi cadaveri, ma non denunciano nulla alle autorità per evitare interrogatori e lunghi sequestri delle imbarcazioni. I cadaveri vengono rigettati in mare. Solo un pescatore, Salvatore Lupo, ebbe il coraggio di denunciare il ritrovamento del punto esatto della nave F174 dove era affondata. Il comandante Lupo racconta tutto prima alle autorità, ma la cosa non viene presa sul serio, allora si mette in contatto col giornalista Giovanni Maria Bellu del quotidiano la Repubblica, il quale si impegna con una indagine internazionale alla ricerca della verità. Nel 2001 mostra al mondo le immagini del relitto della F174, dentro il quale erano ancora imprigionati gli scheletri delle vittime. Il relitto della nave è ancora in fondo al mare: il Rov (Remotely operated vehicle) robot sottomarino con all'interno una telecamera svelò quel cimitero nel Mediterraneo e nel 2004 Bellu scrisse I fantasmi di Portopalo (tornato in libreria con Mondadori).
Il processo bloccato a metà
Dopo le prime denunce la Procura di Siracusa aveva aperto un'inchiesta e i membri dell'equipaggio erano stati rinviati a giudizio per omicidio colposo. Quando si individuò il relitto, ci si rese conto che questo si trovava in acque internazionali e il processo venne bloccato per mancanza della competenza territoriale. La Procura di Siracusa decise allora di applicare la norma del codice penale che prevede, in casi di eccezionale gravità, di indagare su fatti non accaduti in Italia. Bisognò però contestare un reato più grave, l'omicidio volontario plurimo aggravato. Il reato era contestabile però solo a due persone: il capitano della nave e un trafficante pakistano colpevoli tra l'altro di aver gettato in mare un giovane clandestino ferito. Il processo rimase aperto solo per l'armatore pakistano Tourab Ahmed Sheik, residente a Malta, perché la Francia si oppose alla richiesta di estradizione del capitano che si era rifugiato oltralpe. L'armatore è stato condannato in appello a 30 anni di carcere insieme al capitano della nave, dopo che il processo di primo grado li aveva visti assolti.
la fiction
Una produzione Picomedia, in collaborazione con Rai Fiction e Iblafilm, prodotta da Roberto Sessa, per la regia di Alessandro Angelini, liberamente tratta dall'omonimo libro di Bellu, la miniserie vede nel cast Giuseppe Battiston (nel ruolo del giornalista), Roberta Caronia e Adriano Chiaramida. Un film in due puntate, con soggetto scritto dallo stesso Giuseppe Fiorello con Paolo Logli e Alessandro Pondi che firmano anche la sceneggiatura insieme a Salvatore Basile e Alessandro Angelini





