Il Professor Umberto Veronesi propone alle scuole primarie d’Italia di adottare, appesa sui muri delle aule e inserita nei programmi didattici, la Carta di Science for Peace, il movimento di cui è presidente e che ha fondato nel 2009 per costruire una cultura di pace e sensibilizzare i Governi circa la necessità di ridurre gli investimenti militari a beneficio di maggiori risorse per la ricerca e progetti di utilità sociale. “Costituisce – spiega – un manifesto scientifico contro la violenza, che afferma che la guerra non è iscritta nei nostri geni ed è dunque un destino evitabile”.
Sì, perché la Carta, redatta nel 2010 da un pool di sociologi, filosofi e genetisti, riprende e aggiorna a distanza di 21 anni la Carta di Siviglia emanata dall’Unesco nel 1986, con cui un team internazionale aveva inteso mostrare con chiarezza e lungimiranza quanto fossero deboli le teorie, allora prevalenti, circa la presunta “necessità biologica” ed evolutiva dell’aggressività e della guerra come attitudini umane profonde. Non è vero, insomma, che la guerra e la conflittualità sono cablate nel nostro cervello, che può essere utilizzato per la pace e per la solidarietà nello stesso modo in cui può essere impiegato per la violenza. Secondo gli scienziati, “esistono influenti precursori naturali nel nostro cervello che ci predispongono a comportamenti pro-sociali così come all’aggressività, ma nessuno dei nostri comportamenti è determinato dalla natura al punto da non poter essere modificato dall’apprendimento e dalla responsabilità individuale”.
Sottoscritta da ben 6 Premi Nobel, la Carta è stata portata nelle scuole quando, nel 2011, il filosofo della scienza Telmo Pievani ha elaborato 8 percorsi didattici per le superiori. Quest’anno, Science for Peace ha deciso di puntare sui più piccoli, realizzando uno strumento didattico appropriato. La sfida è stata tradurre un alto documento scientifico redendolo adatto ai bambini: “Il documento – dice Veronesi – è stato adattato nel linguaggio e i contenuti sono stati declinati in 10 immagini significative, tratte dal mondo umano e animale”.
Per esempio, “Il più forte non vince sempre” è lo slogan che accompagna l’illustrazione di un elefante impaurito davanti a un topo; e, da qui, ai bambini viene chiesto di raccontare episodi concreti e di riflettere su quando la forza diventa prepotenza. La Carta, realizzata da Monica Guerra e Franca Zuccoli dell’Università di Milano Bicocca, è pensata per bambini tra i 6 e gli 11 anni, con quattro livelli di lettura differente a seconda delle età.
Tutte le 10 dichiarazioni contenute nella Carta originale sono previste nella versione per le scuole. Spiegano le due pedagogiste: “Obiettivo di fondo della Carta così tradotta è offrire agli insegnanti un’opportunità didattica che si fonda sulla valorizzazione di domande autentiche ed euristiche, dove più che la formalizzazione delle risposte conta la volontà di interrogarsi, mettere e mettersi in discussione”. Schede didattiche, poster da appendere nelle aule, accordi con il Ministero, conferenze di presentazione nelle città italiane, ma è soprattutto sulla disponibilità dei docenti che punta Veronesi, rivolgendo un appello a tutte le maestre: “Sarei felice se lei accettasse il mio invito ad adottare la Carta di Science for Peace nella sua classe e a lavorare con i suoi alunni insieme a noi per costruire un futuro migliore”.
Sì, perché la Carta, redatta nel 2010 da un pool di sociologi, filosofi e genetisti, riprende e aggiorna a distanza di 21 anni la Carta di Siviglia emanata dall’Unesco nel 1986, con cui un team internazionale aveva inteso mostrare con chiarezza e lungimiranza quanto fossero deboli le teorie, allora prevalenti, circa la presunta “necessità biologica” ed evolutiva dell’aggressività e della guerra come attitudini umane profonde. Non è vero, insomma, che la guerra e la conflittualità sono cablate nel nostro cervello, che può essere utilizzato per la pace e per la solidarietà nello stesso modo in cui può essere impiegato per la violenza. Secondo gli scienziati, “esistono influenti precursori naturali nel nostro cervello che ci predispongono a comportamenti pro-sociali così come all’aggressività, ma nessuno dei nostri comportamenti è determinato dalla natura al punto da non poter essere modificato dall’apprendimento e dalla responsabilità individuale”.
Sottoscritta da ben 6 Premi Nobel, la Carta è stata portata nelle scuole quando, nel 2011, il filosofo della scienza Telmo Pievani ha elaborato 8 percorsi didattici per le superiori. Quest’anno, Science for Peace ha deciso di puntare sui più piccoli, realizzando uno strumento didattico appropriato. La sfida è stata tradurre un alto documento scientifico redendolo adatto ai bambini: “Il documento – dice Veronesi – è stato adattato nel linguaggio e i contenuti sono stati declinati in 10 immagini significative, tratte dal mondo umano e animale”.
Per esempio, “Il più forte non vince sempre” è lo slogan che accompagna l’illustrazione di un elefante impaurito davanti a un topo; e, da qui, ai bambini viene chiesto di raccontare episodi concreti e di riflettere su quando la forza diventa prepotenza. La Carta, realizzata da Monica Guerra e Franca Zuccoli dell’Università di Milano Bicocca, è pensata per bambini tra i 6 e gli 11 anni, con quattro livelli di lettura differente a seconda delle età.
Tutte le 10 dichiarazioni contenute nella Carta originale sono previste nella versione per le scuole. Spiegano le due pedagogiste: “Obiettivo di fondo della Carta così tradotta è offrire agli insegnanti un’opportunità didattica che si fonda sulla valorizzazione di domande autentiche ed euristiche, dove più che la formalizzazione delle risposte conta la volontà di interrogarsi, mettere e mettersi in discussione”. Schede didattiche, poster da appendere nelle aule, accordi con il Ministero, conferenze di presentazione nelle città italiane, ma è soprattutto sulla disponibilità dei docenti che punta Veronesi, rivolgendo un appello a tutte le maestre: “Sarei felice se lei accettasse il mio invito ad adottare la Carta di Science for Peace nella sua classe e a lavorare con i suoi alunni insieme a noi per costruire un futuro migliore”.


