Sono una mamma insegnante. Quest’anno ho scoperto con stupore e perplessità che la scuola frequentata da mio figlio ha scelto di non mostrare ai ragazzi i loro elaborati scritti dell’esame di 3ª media. Sono stati commentati dal docente che li ha corretti, ma senza che il ragazzo potesse vedere ciò che è stato corretto o che non andava bene. Quindi gli studenti hanno saputo il voto ma dentro a una sorta di rapporto di fiducia. Io e altri genitori non condividiamo questa decisione. La direzione ha affermato che ha intrapreso questa via perché "è stato deciso di fare così" (frase che non dice nulla). Io ho richiesto un accesso agli atti, a pagamento, così che mio figlio possa avere una restituzione concreta del lavoro svolto. Diversamente si contribuisce a portare i ragazzi sempre più verso una realtà liquida, smaterializzata, senza un nesso fra un prima e un dopo, senza più passione né motivazione.

CAROLINA


Gentile Carolina, in effetti a scuola più c’è trasparenza e meglio è. Per gli studenti è importante ricevere una restituzione il più completa possibile del lavoro che svolgono per comprendere la natura degli eventuali errori commessi in modo da non ripeterli più.

Dovremmo allora chiederci, così come fa lei, perché alcune scuole oggi preferiscono applicare altre strategie che sembrano discostarsi da questi principi educativi. Mi viene in soccorso, a tale proposito, il fenomeno raccontato anche da molti media, per cui negli ultimi anni è accaduto che dopo la pubblicazione degli esiti degli esami del figlio, sempre più genitori hanno richiesto di avere accesso agli atti e ai verbali di esame per capire in base a quali criteri sia stata attribuita una specifica valutazione, spesso con l’intenzione di contestarla. Il fenomeno è diventato così frequente da far temere che le segreterie non fossero più in grado di gestirlo.

Di fronte a tale evidenza, io – quasi quasi – sento di volermi alleare con la scuola che rinuncia a rendere tutto visibile e disponibile. In molti casi, quella trasparenza si trasforma in una sorta di autogol che autorizza il genitore a sollevare contestazioni e a svalutare il lavoro del corpo docente.

Alla fine, quelli che ci perdono davvero sono i nostri figli. Perché vedere un genitore così bisognoso di controllare le votazioni assegnate, li rende sempre più ansiosi rispetto ai suoi risultati scolastici e li convince che il loro valore dipende da un voto. Ma i nostri figli non sono il voto che prendono. Sono molto, molto di più. Leggi di M. Recalcati La luce e l’ombra. Cosa significa insegnare (Einaudi).