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È una pessima notizia quella per cui non ci sarà offerta di educazione affettiva e sessuale nella scuola primaria e secondaria di primo grado. Ufficialmente l’emendamento approvato dal governo ieri serve – nelle dichiarazioni di chi l’ha proposto - a proteggere i minori dall’esposizione a programmi educativi considerati inappropriati per i loro bisogni educativi. In concreto, però, tale emendamento comporta che a chi ha meno di 14 anni non vengano proposti programmi di educazione affettiva e sessuale di nessun tipo. Né quelli buoni, né quelli inadatti.
Così il tema dell’educazione affettiva e sessuale in età evolutiva torna ad aderire a due codici. Il primo codice è quello della paura. L’emendamento si basa sull’assunzione che “quelli degli affetti e della sessualità” sono temi delicati che vanno affrontati con grande competenza e capacità: Se non possiedi queste caratteristiche è meglio che non fai e non dici. Se questo è il pensiero dominante nessuno si sentirà mai all’altezza del compito. Chi certifica l’adeguatezza dell’educatore e della proposta formativa? Cosa è adeguato e cosa non lo è?
La proposta fatta dal Ministro Valditara – ieri modificata dall’emendamento di cui qui si parla –lasciava ai genitori la facoltà di decidere se far aderire il proprio figlio all’educazione affettiva e sessuale erogata a scuola. Il genitore poteva chiedere, informarsi, cercare di capire e poi decidere. Già in questo processo di “un genitore che chiede e si informa” c’era un grande valore: ovvero sentire che questa non è una cosa che lascio accadere nella vita di mio figlio, ma in cui mi coinvolgo. Ma ora, l’emendamento dice ai genitori che lo stato li protegge preventivamente evitando che arrivino le cose sbagliate nella vita dei loro figli. È questa la vera prevenzione? Perché a me sembra che lo stato stia affermando ciò che non verrà fatto. Ma nessuno si preoccupa di farci sapere ciò che verrà fatto. E infatti non verrà fatto nulla.
Questa modalità di agire è ciò che da anni impera nella nostra nazione che è tra le pochissime nel mondo occidentale a non prevedere una seria educazione affettiva e sessuale rivolta agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.
Qui compare allora il secondo codice che è quello del silenzio. Tutto ciò che ha a che fare con la sessualità in età evolutiva torna a restare “parole non dette”. Il codice del silenzio è ciò con cui la maggior parte di noi sono cresciuti. I nostri genitori hanno preferito tacere e noi, genitori del terzo millennio, quando eravamo bambini e adolescenti ci siamo dovuto arrangiare. E questo è quello che rischiamo di riproporre anche ai nostri figli. Lasciamo che si arrangino. Solo che loro hanno a disposizione il mondo online. E la loro arte di arrangiarsi li fa finire nei motori di ricerca e nella pornografia dove imparano tutto tranne ciò che serve davvero. Perché solo una buona educazione può lasciare un’impronta efficace nelle conoscenze, nelle norme e nelle attitudini correlate con la sessualità.
La “non educazione” invece non lascia niente. Lascia solo un campo vuoto. E oggi fuori nel mondo ci sono milioni di “dis-educatori” pronti a riempire quello spazio lasciato vuoto. Io spero che il governo ci ripensi e che produca un emendamento all’emendamento. Perché i nostri figli si meritano una scuola di qualità e di coraggio. Non una scuola che sceglie il silenzio e la paura.



