Nella classe frequentata da mia figlia, una seconda media, quasi tutti i compagni si sono appassionati alla serie Tredici in cui una ragazza spiega le motivazioni che l’hanno portata al suicidio. Essendo perplessa sull’opportunità di vedere una serie così cruda in età così giovanile, ho parlato con altri genitori che non mi sono però sembrati turbati o preoccupati.

LOREDANA


IL TRAILER DI TREDICI E LA RISPOSTA DI ALBERTO PELLAI

Cara Loredana, la serie Thirteen ha una raccomandazione alla visione a partire dai 14 anni compiuti e per questo a me sembra inopportuno che preadolescenti della scuola media inferiore vi abbiano accesso senza alcuna attenzione educativa da parte degli adulti di riferimento. Perciò secondo me hai fatto bene a provare ad allertare gli altri genitori. Detto questo, credo che questa serie permetta di avere una visione complessa delle dinamiche di bullismo e violenza, abuso ed esclusione che spesso sono silenziosamente in azione nella vita degli adolescenti, senza che nessuno se ne accorga. Si tratta di situazioni ed episodi correlati a questi temi a spingere la protagonista della serie a togliersi la vita, cosa che fa dopo aver fatto recapitare alle persone ritenute da lei responsabili della sua sofferenza un messaggio esplicito in tal senso. A mia figlia 13enne non ho permesso la visione della serie Tv, non avendo lei ancora compiuto 14 anni. Le ho invece permesso la lettura del libro da cui la serie è tratta, di cui è autore Jay Asher (Mondadori). Trovo che per i preadolescenti la lettura di una storia così forte permetta più facilmente azioni di rielaborazione e di riflessione. La storia in Tv, invece, catturando attraverso le immagini, rende più immediati i processi di identificazione e limita gli aspetti di costruzione dei significati. Ci tengo a sottolineare che l’associazione statunitense degli Psicologi scolastici ne ha sconsigliata la visione ai ragazzi più vulnerabili (quelli a maggior rischio di identificazione) e ha definito quali pre-requisti per la visione dei giovanissimi la co-visione con un adulto e il coinvolgimento attivo degli educatori che devono aiutare gli adolescenti a riconoscere eventuali segni di disagio negli amici ai quali vivono a fianco. Una critica fatta alla serie è che essa solleva molti problemi e questioni complesse che riguardano la vita dei giovanissimi, senza fornire però soluzioni efficaci e possibili. Per questo è stato raccomandato che gli adulti forniscano ai giovani guida e supporto e che li aiutino a mettere in atto le strategie di richiesta di aiuto, sapendo anche identificare gli adulti della comunità disponibili a sostenerli.