GIAN FRANCO - L’immensità dell’universo ci fa capire la potenza e la grandezza del Creatore. Com’è possibile che si preoccupi dei sette miliardi di microbi rissosi che vivono in questo sasso sperduto?
«Il silenzio di questi spazi infiniti mi sgomenta», scriveva Blaise Pascal, esprimendo lo smarrimento e il disorientamento prodotto dalle scoperte astronomiche del suo tempo, quando l’uomo e la Terra si sono trovati completamente spiazzati e decentrati, mentre ritenevano di essere al centro del cosmo. Ma il Dio cristiano non viene a incontrarci perché siamo al centro dell’universo, ma viene ad amarci proprio nella nostra marginalità e a farsi piccolo non solo in un pianeta sperduto e periferico, ma in un piccolo paese della Palestina, neppure esso al centro del mondo allora conosciuto. La consapevolezza di questo amore ci chiede di rispondere con l’amore verso il Creatore e verso gli altri, superando atteggiamenti rissosi e violenti, perché questo “sasso sperduto” possa divenire sempre più umano e abitabile, con la consapevolezza che il Dio infinito ed eterno si rivela nel tempo e nella finitudine e nella morte del suo Figlio crocifisso fuori della città ed emarginato dal potere mondano.
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