Cari amici di Famiglia Cristiana,
intanto complimenti per l'iniziativa e grazie per dare voce a quella quotidianità che per ora accomuna tutte le famiglie in Italia.
Scusate se la qualità delle foto non è ottima.
Ho scelto queste foto perché esprimono meglio la nostra quotidianità di questi giorni.
Mi chiamo Enzo, sono un insegnante di Religione della scuola Primaria e come tutti gli operatori della scuola, sono ormai a casa dal 23 febbraio.
In famiglia siamo in quattro: mia moglie Giusy (41 anni, medico) Emanuel (6 anno il prossimo 5 aprile) e Benedetto (3 anni). E io, 42 anni.
Viviamo in provincia di Monza (ma siamo originari della Diocesi di Agrigento) e anche se apparentemente lontani dai maggiori focolai della Lombardia, in realtà viviamo questi giorni con ansia e grande paura per via del lavoro di mia moglie, medico, che presta servizio sia in una RSA che come medico di guardia nel distretto di Bollate, in provincia di Milano.
Di conseguenza la nostra vita familiare, come quella di tutte le famiglie in Italia per ora, si è dovuta riadattare a questa situazione.
Mia moglie è sempre fuori casa e io mi occupo, o meglio cerco di occuparmi, della casa e soprattutto dei bambini. Le nostre giornate così passano tra giochi di ogni tipo, disegni, letture, cartoni, abdicando spesso e volentieri a qualche regola, e tutto ciò che possa impegnare i bambini per assicurare loro quella serenità di cui ciascuno di loro ha bisogno, anche se ci rendiamo conto che, nonostante tutti nostri sforzi, percepiscono ugualmente la tensione e la paura che alcune volte emerge dai nostri volti.
Ci sono giorni infatti nei quali è difficile riuscire a vivere senza lasciarsi prendere dall'ansia, soprattutto quando vedo piangere mia moglie per la stanchezza (è lei che si occupa di fare tutte le commissioni fuori casa) a causa di turni di 12/14 ore svolti con inutili precauzioni, o perché amareggiata per la perdita di alcuni pazienti o sconfortata per l'aggravarsi di un'emergenza che ha rimesso in discussione le nostre priorità e certezze.
Noi siamo tra quei pochi meridionali che, pur avendo avuto la possibilità all'inizio dell'emergenza di ritornare giù in Sicilia (soprattutto io con i bambini) abbiamo voluto fare una scelta di responsabilità sia per noi che per i nostri cari, decidendo di restare nonostante gli spazi a disposizione (viviamo in un piccolo appartamento) non proprio ideali per una quarantena, ma soprattutto per dei bambini così piccoli.
Ciononostante, non abbiamo perso la Speranza...
Confidiamo fermamente che tutto si risolverà, convinti a ricercare, anche in questa situazione, un tratto del volto di un Dio che non ci lascia mai da soli.
Enzo
Provincia di Monza e Brianza