Istanbul si sveglia all’alba. E alle otto del mattino, quando per strada è ancora buio, sono le luci delle macchine, già incolonnate per le strade principali, a illuminare il giorno. Sui marciapiedi camminano in fretta. E se nel 2014, quando arrivò in visita papa Francesco, non era infrequente vedere donne, soprattutto saudite, con il niqab nero , oggi dominano gli stessi colori e gli stessi costumi dell’Occidente.

«Siamo felici di vedere il “nostro Papa”», ci dice sorridendo l’autista che, in poco più di un’ora e mezza, ci porta dall’aeroporto in albergo. I chilometri non sono tanti, ma si cammina a passo d’uomo. «Il traffico è il nostro problema principale», aggiunge Ahmet.

Musulmano sunnita, snocciola il tashib (una sorta di rosario) quando il muezzin intona il richiamo alla preghiera. Ma usa, per Leone XIV, lo stesso aggettivo possessivo che i turchi sono abituati a riservare a Giovanni XXIII, il Pontefice che, come Delegato apostolico, abitò a Istanbul per dieci anni. Continuano a chiamarlo «il primo Papa turco della storia». E, ricordando anche la visita di papa Francesco si sentono «protetti anche da Gesù», che i musulmani considerano un profeta.

La stampa nazionale include la visita del Papa tra le prime dieci notizie puntando il focus sulla pace in Medio Oriente. «Questa visita sottolinea la necessità di pace e stabilità a livello mondiale, basate sulla diplomazia e sul diritto internazionale», scrivono le principali testate, a cominciare dal quotidiano Harriyet. «Ci riuniremo qui alla moschea di Sultanahmet (nella foto principale, riconoscibile grazie ai suoi sei minareti, n.d.r.)», dice invece il presidente Erdogan intervistato dalla tv nazionale, «dove saremo chiamati a diffondere questo messaggio di pace. La Turchia è un mediatore dell'oppressione in luoghi come Gaza. Questo incontro rafforza la cooperazione in un mondo che si trova ad affrontare conflitti e divisioni».

In primo piano anche quella che qui viene vista come una crescente «islamofobia dell’occidente». Il messaggio di questa visita, dice ancora il presidente intervistato dai media turchi, «non raggiungerà solo la Turchia o il Vaticano, ma anche il mondo musulmano e cristiano e avrà una risonanza tale da rafforzare la speranza di pace. In Occidente, razzismo, discriminazione, odio e islamofobia stanno aumentando a un ritmo rapidamente allarmante. Ci auguriamo che, dopo questo incontro, il dialogo riprenda».

Le immagini rimandano alla visita del leader turco a Roma, nel 2018, dopo che «Trump aveva annunciato che Washington avrebbe riconosciuto Israele occidentale. «Una mossa», commenta la stampa locale, «che aveva ricevuto reazioni negative da tutta la Turchia. Erdogan era andato in Vaticano per parlare di quella situazione. E oggi, anche con papa Leone, è importante parlare di tutto il Medio Oriente, con particolare riferimento allo status di Gerusalemme e all’accoglienza dei numerosi rifugiati che fuggono dalle guerre».