Caro don Stefano, ho letto l’articolo sui migranti afghani a p. 42- 43 di Famiglia Cristiana n. 39. Vorrei ringraziare, abbracciare, accarezzare le mani di queste persone che sanno aiutare con tanta generosità. Quante volte leggo di migranti che perdono la vita e comunque la mettono a rischio nella ricerca di una vita buona e mi chiedo cosa posso fare... e resto a guardare! È tristissimo. FIORELLA

Cara Fiorella, leggere articoli che parlano di amore e solidarietà dovrebbe stimolarci a cercare modalità nuove, adatte alla nostra personale e concreta condizione, di aiutare chi ne ha più bisogno, e non certo a scoraggiarci! La fantasia dello Spirito attende solo di essere scatenata per spingerci oltre i nostri limiti, spesso più mentali che reali, e raggiungere i fratelli e le sorelle – volti visibili del Signore Gesù – che hanno bisogno. Le forme di chi (non ci sono solo gli immigrati: pensiamo a quante forme di povertà esistono intorno a noi!) e come (non c’è solo il volontariato in senso classico, pensiamo all’elemosina, all’aiuto alle Caritas parrocchiali, alla preghiera) sono praticamente infinite e hanno come unico limite la tentazione di ritrarci nel nostro mondo, pensando che non siamo in grado di fare nulla. Mi colpisce sempre l’episodio del Vangelo di Marco in cui Gesù si trova con i discepoli nel Tempio di Gerusalemme e vede un’anziana vedova che getta nel tesoro due monetine: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Dare tutto quello che abbiamo non significa ridurci in povertà togliendoci l’essenziale, ma decidere semplicemente di donarci così come siamo. Muovere il primo passo.

Il resto viene da sé. Fatto quel passo, infatti, troveremo proprio quello che tutti cerchiamo: l’amore. In fondo, come dice- va Antoine De Saint-Exupery, «il vero amore ha inizio quando nessuna cosa è richiesta in cambio». È la gratuità a renderci veramente felici