Caro don Stefano, credo che se si desse un’adeguata retribuzione alle casalinghe, magari le donne se ne starebbero volentieri a casa a seguire i propri fi gli invece di delegarli ai nonni o ad altri. Purtroppo se non si lavora in due a fine mese non si pagano le bollette e non si mangia. Per quanto mi riguarda mi basterebbero 500 euro, insieme ai contributi per la pensione, per starmene a casa con i miei bimbi, invece di tornare la sera stanca e arrabbiata, perché ci sono i compiti da controllare, la cena e tutte le altre faccende domestiche da sbrigare. E con tutti i sensi di colpa per non riuscire a passare del tempo sufficiente con i miei figli.

ELENA RAVELLI


Cara Elena, colgo la tua provocazione e rilancio ai lettori il dibattito su tale antica e sempre nuova questione. L’Istat nel 2016 segnalava che erano più di 7 milioni le donne che si dichiaravano casalinghe nel nostro Paese e che vivevano prevalentemente nel Centro-Sud (63,8% sul totale). Non credo che i dati siano molto cambiati da allora. Personalmente penso che sia in linea di principio giusto investire sulla famiglia e poter garantire un reddito a chi, mamma o papà, per scelta personale e familiare decide di non delegare ad altri l’educazione dei figli e la gestione della casa. Mi faccio solo due domande: come si fa a calcolare un’eventuale retribuzione? Lo Stato, che verso la famiglia è sempre, nonostante i buoni propositi, molto parco, accetterà questa rivoluzione culturale? Voi cosa ne pensate?