Caro don Stefano, da un pezzo mi chiedo come mai lo scambio della pace tra i fedeli nel rito della Messa non sia stato più ripristinato, malgrado sia cessata da tempo l’emergenza Covid-19 e le relative restrizioni. Tra le formule «scambiatevi il dono della pace» e «scambiatevi un gesto di pace» trovo, poi, più bella e ricca di comunione affettiva la seconda.

FRANCO PETRAGLIA - CERVINARA (AVELLINO


Caro Franco, l’aggiornamento del Protocollo anti-Covid risale al dicembre 2022. Oltre al ripristino dell’uso delle acquasantiere, la ripresa delle processioni offertoriali e il non rendere più obbligatorio il distanziamento tra i fedeli a Messa, è stato anche reintegrato lo scambio della pace. Se nella tua parrocchia non è avvenuto dovresti chiederne le ragioni al parroco.

Esso risale al IV sec. e nel rito ambrosiano è situato prima della preghiera eucaristica. È richiesto sempre la domenica, mentre nei giorni feriali è a discrezione del celebrante. Il suo senso è spiegato nell’Ordo Missae: con esso «la Chiesa implora la pace e l’unità per se stessa e per l’intera famiglia umana, e i fedeli esprimono la comunione ecclesiale e l’amore vicendevole, prima di comunicare al Sacramento » (n. 82).

Quello scambio, che avviene con la mano, con un gesto o anche solo con lo sguardo, risponde al comando del Signore: «Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (Matteo 5,23- 24). Un gesto che ci richiama alla necessità di offrire la pace, almeno nel nostro cuore, a tutti coloro con cui abbiamo dei conti aperti.