W il 25 Aprile, grande festa della liberazione, costata un immenso sacrificio e di cui dobbiamo ringraziare il coraggio di una valorosa generazione che ha conquistato la libertà. Ora bisogna liberarsi dalle armi, strumenti di distruzione e di morte, per costruire servizi per la salute delle persone e strumenti per la vita. Liberarsi dalle guerre per costruire ponti verso gli altri. Liberarsi delle gabbie delle mafie, del malaffare, della corruzione e dell’indifferenza, per costruire con grande responsabilità e partecipazione un’etica morale di onestà e di trasparenza. FRANCESCO LENA

Nessuno, purtroppo, può negare che è ancora vivo l’odio dell’uomo contro l’uomo! Da due mesi, con l’invasione dell’Ucraina da parte dei militari di Putin, entrano in ogni casa le immagini di distruzione e di morte provocate da una guerra che vuole sottomettere un popolo che, democraticamente, ha scelto libertà e autonomia. Ed ecco che si continua a spargere sangue innocente, ed ecco noi anziani che ci “siamo svegliati una mattina” e ci siamo trovati a rivivere le terrificanti scene di distruzione, miseria e morte provocate dai nazifascisti nella seconda guerra mondiale. RAFFAELE PISANI

È anche memoria imperitura che quello di cui godiamo oggi è stato conquistato con lacrime e sangue, ed è tutt’altro che scontato e garantito nel futuro. Ci ricorda che la democrazia è un bene da difendere con le unghie e con i denti contro la nostalgia verso regimi autoritari, verso l’uomo forte che risolve tutti i problemi e a cui delegare le scelte importanti. Una prospettiva che ammalia oggi tante persone in numerose nazioni, sia Oltre-oceano che alle nostre latitudini. Siamo chiamati a difendere in prima persona i nostri diritti garantiti dalla democrazia, certo, ma senza dimenticare i doveri che vi sono connessi, a partire da quello di opporci, in tutte le forme possibili, a tutte le forme in cui l’umano è negato o messo in pericolo, secondo l’insegnamento della dottrina sociale cristiana. È quello che, giustamente, ci ricorda Francesco nella sua lettera. Il termine “liberazione” oggi deve essere declinato come liberazione dai tanti mali (armi, guerra, mafie, malaffare, corruzione, aborto ecc.) della società. In questo ognuno di noi, a modo suo, è chiamato a combattere in prima persona, e con tutti i costi connessi, la buona battaglia.

Scrivo in occasione della Festa della Liberazione che abbiamo appena festeggiato nel ricordo della liberazione del nazifascismo nelle grandi città. Quest’anno la festa è ancora più sentita perché in ottobre sono cento anni da quando ci fu la “Marcia su Roma”, data che segnò per l’Italia l’inizio del ventennio di dittatura fascista. Teniamo sempre accesa la memoria storica per costruire una storia che sia lontana dalla dittatura e da ogni forma di guerra e sia improntata alla democrazia e alla pace. Ho però una domanda: i fatti che si sono verificati in questi ultimi due anni, dal Covid 19 alla guerra in Ucraina, possono portare al ritorno di certe forme di dittatura? MARCO GIRALDI -Prato

La Festa della liberazione è caduta quest’anno in mezzo alla lotta di liberazione che la popolazione ucraina sta combattendo contro l’invasore russo. La data del 25 aprile è altamente simbolica perché ricorda quello stesso giorno del 1945 in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, che raccoglieva tutti i movimenti antifascisti e di resistenza che combattevano contro i nazifascisti, proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati.

Di lì a poco seguì la liberazione effettiva del territorio nazionale, che si completò il 2 maggio, con la resa di Caserta. Partì così il processo che portò alla scelta istituzionale repubblicana (2 giugno 1946), all’entrata in vigore della Costituzione (1° gennaio 1948) e alle prime elezioni democratiche (18-19 aprile 1948). Fu un’esperienza che unì il popolo italiano contro i nemici della pace e della democrazia e che costò un innumerevole prezzo in morti, feriti, distruzioni. Un prezzo, purtroppo, necessario. Oggi festeggiare quella data significa rendere omaggio a quelle generazioni che oggi stanno sparendo e che hanno permesso a quelle successive di vivere in un ordinamento democratico e in un crescente benessere.