Caro don Stefano, alcuni mesi fa, dopo tanta sofferenza riguardo alla depressione, mia moglie è andata in un posto isolato e ha compiuto un atto che può immaginare. Erano anni che lottavamo insieme per questo malessere. Lei era molto credente e amava la Sacra Scrittura, sempre sorridente e gioiosa con tutti, faceva volontariato ed era generosa. Inutile dire che il mio cuore e la mia esistenza sono andati in frantumi per sempre. La domanda che mi tormenta è: dov’è ora la sua anima? Mi piacerebbe una sua risposta…

UN LETTORE


Caro amico, grazie della tua testimonianza.

La depressione, un disagio psichico molto penalizzante che crea nella persona colpita una sofferenza profonda e silenziosa, riguarda ogni anno nel mondo milioni di persone.

Immagino la vostra fatica e come questa situazione possa avere inciso nella tua vita di sposo. Infatti, mentre un senso persistente di tristezza, apatia e disperazione caratterizza chi soffre di questo disturbo, anche chi gli sta intorno viene colpito in ogni aspetto della vita quotidiana.

Le attività un tempo piacevoli diventano gravose e le relazioni umane dentro e fuori la famiglia si deteriorano. Il cielo sopra di te si chiude, tutto diventa grigio. La fatica mentale e fisica sembra a tratti insormontabile, intensificando così il senso di isolamento.

È bello leggere che avete affrontato insieme la malattia, lottando con tutte le vostre forze. Fedeli alla vostra unione, nella buona e nella cattiva sorte…

E poi il disperato atto ultimo di lei, di farla finita. E la tua vita che è andata a pezzi…

Dobbiamo onestamente prendere atto che la fede, di cui certo non difettava la tua sposa, non è un’assicurazione sulla vita ma una relazione libera con il Signore.

Certo, la nostra fede è sfidata di fronte a tanta tragedia a trovare barlumi di luce nelle fessure delle ferite di questa sofferenza.

Anche gli apostoli, di fronte al Maestro crocifisso, disperarono e fuggirono. Per poi rincontrarlo, vivo.

Se il suicidio è l’atto estremo contro la vita, dobbiamo pensare che nel caso di tua moglie a causa della malattia mancasse la piena coscienza nel compierlo. Dio guarda con misericordia le nostre fragilità.

Chiediamogli nella preghiera che dia a noi la forza di credere quello che la Scrittura ci promette: di rincontrarci nell’ultimo giorno, quando «Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi».

Allora «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Apocalisse 21,4).