La stampa parla molto delle tante e tragiche morti per incidenti stradali. Per evidenziare che il fenomeno ha due aspetti peculiari. Quello dell’educazione stradale, che dovrebbe avere come destinatari i giovani, ma, indirettamente, anche i genitori, troppe volte miopi verso gli inconsapevoli deliri di onnipotenza dei propri figli. Ai ragazzi nessuno ricorda che guidare, in ogni condizione fisica, è come impugnare una rivoltella carica! Come si fa a consentire ai giovanissimi di trascorrere la notte in compagnia di alcol e stupefacenti? A non educarli con regole e limiti? Altro aspetto è che le sanzioni sono per lo più inapplicate. Sono d’accordo sugli strumenti di prevenzione: dissuasori, rotatorie, più uso degli etilometri, autovelox, divieto di vendita notturna di alcol e altro. Ma è dalla scuola, e soprattutto dalla famiglia, che deve partire questa difficile opera di educazione stradale. Non vorrei atteggiarmi a ferreo passatista, ma concordo con la formula di un vecchio educatore: “Datemi genitori migliori e vi darò figli migliori”. EDGARDO GRILLO
Una giovane vita spezzata è sempre motivo di grande dolore, se poi questo avviene per un incidente che una normale prudenza avrebbe potuto evitare, a quel dolore sicuramente si unisce tanta rabbia. Sarebbe bello poter pensare che questi incidenti siano un fenomeno solo di questa generazione, ma, ahimè, i cimiteri sono pieni di ragazzi che negli anni hanno perso la vita in stupidi incidenti stradali. Oggi sicuramente sono aumentate le opportunità: più famiglie hanno l’auto, le cilindrate sono sempre più grosse, si esce di più, l’ora della ritirata non esiste più, i locali sono centuplicati e così l’abuso di sostanze stupefacenti (sempre più numerose e insidiose) e di alcol. Se in parte almeno l’incoscienza alla loro giovane età è normale (come ci dicono anche le neuroscienze), questo non ci esonera tutti – genitori, scuola, chiesa, media, associazioni, ecc. – dal metterli in guardia dalle conseguenze tragiche che sfidare la sorte può portare. È vero, i locali dovrebbero distribuire meno alcol, dovrebbero essere intensificati i controlli, si dovrebbero creare navette di bus o finanziare taxi che a basso costo riportino i ragazzi a casa. Viviamo un tempo in cui è difficile dire se i genitori siano peggiori o migliori del passato; sicuramente oggi molti genitori sviluppano relazioni amicali con i loro figli. Se questo, da un lato, ha aperto a un dialogo prima impensabile, dall’altra ha fatto perdere in molti casi ai genitori stessi il coraggio di porre dei paletti. Davanti a ragazzi che inneggiano a una libertà senza vincoli (la loro nuova inconsapevole prigione per certi aspetti) avremmo bisogno di nuovi strumenti educativi, diversi dal passato, fatti di pazienti dialoghi, di esempi concreti che creino una coscienza comune: per esempio le testimonianze di chi è sopravvissuto a un incidente, di chi ha perso un figlio in una strage del “sabato sera”, degli ufficiali delle forze dell’ordine. Questo già si fa, ma ancora troppo poco. In altri Paesi, quando si esce tra ragazzi (ma anche tra adulti) si decide insieme chi guiderà al ritorno e il prescelto si astiene dal bere per tutta la serata. Questione di cultura. Se questo è possibile altrove, deve esserlo anche in Italia. Non azzereremo gli incidenti, ma ne abbasseremo considerevolmente il numero


