Caro direttore, una mia nipote ha partecipato al Jamboree scout in Corea del Sud ed è rientrata stamattina a Milano con il suo gruppo, piena di entusiasmo. Purtroppo, negli scorsi 15 giorni la stampa e la televisione non hanno parlato di questo evento se non per sottolineare il cattivo tempo e l’insofferenza dei gruppi inglese e americano (povero Baden Powell!) che hanno deciso di spostarsi in un’altra località mal sopportando il clima della zona del grande raduno.

GIORGIO PANDUR

 

Giorgio ha anche allegato una lettera indirizzata alla Rai di due genitori che lamentano la cattiva informazione che c’è stata su questo importante appuntamento del mondo dello scoutismo, svoltosi a Saemangeum, in Corea del Sud, dall’1 al 12 agosto scorso. Siamo reduci dalla Gmg, la cui copertura da parte di molti media è stata a dir poco scarsa (quale altra istituzione riesce a far convergere in un solo posto 1,5 milioni di ragazzi, oltretutto senza che si verifichi alcun incidente…?).

Per il Jamboree scout è cambiato poco: da parte di alcuni organi di informazione (non tutti per fortuna) è stata data un’informazione “selettiva”, fondata sul sensazionalismo (il caldo eccessivo, i contingenti inglesi e americani partiti prima lamentando scarsi servizi igienici, il solito ciclone in arrivo…) invece che concentrarsi sul fatto che più di 30 mila adolescenti hanno sperimentato, come dicono i due genitori nella lettera, «l’incontro come conoscenza, costumi, musica, sogni condivisi e non solo come scontro, guerra, conflitto, disaccordo». Questi ragazzi meriterebbero davvero di più.