Desiderio di genitorialità e accoglienza dei migranti non vanno contrapposti, come ci ha ricordato papa Francesco. Sono fenomeni molto simili o addirittura sovrapponibili.
Chi è più bisognoso di accoglienza e più sconosciuto, più imprevedibile, più destabilizzante di un figlio in arrivo? Qualsiasi persona, famiglia, società che desidera e mette al mondo figli guarda al futuro con fiducia, è pronta ad accettare la sfida della novità, è disposta a rivoluzionare la propria vita. Ha lo stesso atteggiamento mentale necessario per l’accoglienza dei migranti. Che, certo, porteranno non solo energie vitali e cambiamento, ma anche difficoltà, scontri, sacrifici. E quale figlio non causa ai genitori, oltre a immensa gioia, anche sofferenze, rinunce, incomprensioni? Accoglienza di figli e di stranieri sono realtà diverse, che però richiedono la medesima disposizione d’animo. Sono certa che se riuscissimo a ritrovare la grinta per accettare sfide impegnative e a irrobustire la nostra fiducia nel domani, e se spostassimo la nostra attenzione dal noi e dall’oggi al domani e agli altri, riusciremmo a superare la difficoltà ad accogliere stranieri e l’inverno demografico.
Marina Del Fabbro
Cara Marina, sono considerazioni condivisibili. Un figlio è una promessa di futuro, è una freccia lanciata in avanti che nessuno potrà più governare, perché le sue scelte libere contribuiranno a dare un volto nuovo al mondo. E così una persona che raggiunge il nostro paese apre a un disegno inedito, inaspettato, con tutti i rischi e le fatiche che questo comporterà per lui e per la società che lo accoglie. In fondo è la paura il minimo comune multiplo dell’inverno demografico, che sta minacciano la sopravvivenza della nostra Italia, e dell’ostilità verso gli immigrati. Una società paurosa non ha futuro.


