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Avigdor Lieberman, 55 anni, leader del partito Israel Beitenu (Israele la nostra casa), uno dei politici israeliani più controversi, è stato ieri prosciolto da tutte le accuse di corruzione e potrà quindi ritornare alla politica. Anzi, il primo ministro Benjamin "Bibi" Netanyahu, che con Lieberman aveva formato la coalizione politica vincente delle più recenti elezioni e che ha mantenuto l'interim del ministero degli Esteri in precedenza occupato proprio da Lieberman, si è affrettato si è affrettato ad annunciare il suo ritorno nel Governo.
Nato in Moldavia nel 1958, Lieberman emigrò in Israele all'età di vent'anni. Ha cominciato a farsi un nome in politica negli anni Novanta, quando fu prima direttore generale del partito Likud e poi capo di gabinetto di Netanyahu (1996-1997), allora al suo primo mandato di premier. Poi la fondazione di Israel Beitenu e la costante ascesa nel favore degli elettori, fino ai 15 seggi conquistati con le elezioni del 2009.
Noto per le sue posizioni intransigenti (eufemismo) nei confronti degli arabi, Lieberman è però stato capace anche di posizioni sorprendenti. Nel 2013, quando furono ufficialmente sollevate le accuse nei suoi confronti, diede le dimissioni e rinunciò all'immunità parlamentare, convinto di potersi difendere come un comune cittadino. Il suo proscioglimento, e quindi il suo ritorno sulla scena pubblica, possono portare a grosse novità in Israele.
Lieberman è forse il primo protagonista della scena politica che non mimetizza ma, al contrario, esalta la propria natura di ebreo immigrato e originario di un altro Paese. Il suo bacino elettorale naturale è il milione e più di cittadini ex sovietici immigrati negli anni Novanta, che apprezzano la sua "linea dura" e, nel contempo, gradiscano il suo ancoraggio allo stile e alle abitudini politiche dell'ex madre patria. Anche il partito di Lieberman, Israel Beitenu (Israele la nostra casa), mima nel nome un partito russo conservatore e moderatamente nazionalista, Nash Dom - Rossija (Russia la nostra casa) che ebbe molta fortuna appunto negli anni Novanta, queli della grande emigrazione verso Israele.
Il ritorno di Lieberman è certamente una buona notizia per Netanyahu, che ritrova un alleato decisivo. Ma non è detto che lo sia altrettanto per la coalizione, i cui rapporti di forza potrebbero cambiare in misura anche sensibile. E ricordando quanto Lieberman fosse sgradito e osteggiato all'estero nel suo ruolo di ministro degli Esteri, non è difficile prevedere tempi un po' agitati.
Nato in Moldavia nel 1958, Lieberman emigrò in Israele all'età di vent'anni. Ha cominciato a farsi un nome in politica negli anni Novanta, quando fu prima direttore generale del partito Likud e poi capo di gabinetto di Netanyahu (1996-1997), allora al suo primo mandato di premier. Poi la fondazione di Israel Beitenu e la costante ascesa nel favore degli elettori, fino ai 15 seggi conquistati con le elezioni del 2009.
Noto per le sue posizioni intransigenti (eufemismo) nei confronti degli arabi, Lieberman è però stato capace anche di posizioni sorprendenti. Nel 2013, quando furono ufficialmente sollevate le accuse nei suoi confronti, diede le dimissioni e rinunciò all'immunità parlamentare, convinto di potersi difendere come un comune cittadino. Il suo proscioglimento, e quindi il suo ritorno sulla scena pubblica, possono portare a grosse novità in Israele.
Lieberman è forse il primo protagonista della scena politica che non mimetizza ma, al contrario, esalta la propria natura di ebreo immigrato e originario di un altro Paese. Il suo bacino elettorale naturale è il milione e più di cittadini ex sovietici immigrati negli anni Novanta, che apprezzano la sua "linea dura" e, nel contempo, gradiscano il suo ancoraggio allo stile e alle abitudini politiche dell'ex madre patria. Anche il partito di Lieberman, Israel Beitenu (Israele la nostra casa), mima nel nome un partito russo conservatore e moderatamente nazionalista, Nash Dom - Rossija (Russia la nostra casa) che ebbe molta fortuna appunto negli anni Novanta, queli della grande emigrazione verso Israele.
Il ritorno di Lieberman è certamente una buona notizia per Netanyahu, che ritrova un alleato decisivo. Ma non è detto che lo sia altrettanto per la coalizione, i cui rapporti di forza potrebbero cambiare in misura anche sensibile. E ricordando quanto Lieberman fosse sgradito e osteggiato all'estero nel suo ruolo di ministro degli Esteri, non è difficile prevedere tempi un po' agitati.



