I fan dell'intervento armato Usa in Siria (per inciso: in Italia, gli stessi che nel 2003 esaltavano l'intervento Usa in Irak, che così bei risultati ha prodotto) accampano tante belle ragioni umanitarie ma non dicono qual è lo scopo vero del piano di Barack Obama.

Chi si commuove per i siriani vittime dei gas (e che, presumibilmente, si comuove anche per i tanti civili uccisi dalle autobomba piazzate dai gruppi della rivolta legati ad Al Qaeda) dovrebbe sapere che Obama non ha nessuna intenzione di rovesciare definitivamente il regime di Assad. Se così fosse, questa follia avrebbe almeno una sua logica. No. Obama vuole solo dare una lezione ad Assad, vuole tagliargli le unghie per impedirgli di vincere, ma non vuole farlo perdere. L'intervento americano punta a ristabilire un certo equilibrio sul campo affinché i contendenti (le truppe fedeli ad Assad da un lato, il fronte della rivolta dall'altro) continuino a scannarsi.

Paradossalmente, infatti, la prosecuzione della guerra civile garantirebbe da un lato l'impotenza di Assad (e il parallelo indebolimento dei suoi due principali alleati, Hezbollah in Libano e gli ayatollah in Iran), dall'altro la sicurezza di Israele. E a proposito di Israele: la tattica americana è copiata pari pari da quella dello Stato ebraico, che per quattro volte nel 2013 ha bombardato obiettivi militari siriani ma sempre su scala circoscritta. Appunto: per indebolire Assad senza farlo cadere.

Considerato che le nazioni, e ancor più le potenze, hanno interessi e non ideali, la cosa si capisce. Ma per favore, non cercate di venderci la solita favola della democrazia, dei valori, dei poveri cittadini inermi da proteggere. Almeno questo ci sia risparmiato.