Nel brano di Vangelo di questa V domenica dopo la Pentecoste, tratto dal vangelo di Luca, Gesù si trova in cammino verso Gerusalemme e, lungo la strada, un tale gli pone una questione che era viva in Israele a quel tempo: quanto sarà grande il numero dei salvati. La domanda dell’uomo non sembra avere carattere speculativo, bensì prettamente esistenziale e personale: come può essere sicuro lui di far parte della schiera di chi si salverà? La risposta di Gesù è severa e raggelante: salvarsi non sembra essere una cosa semplice, tanto che molti, in eff etti, resteranno fuori. C’è una vera e propria lotta da aff rontare (Luca usa un’espressione che richiama il combattimento o la competizione) ma non contro qualcuno bensì contro qualcosa, cioè contro tutto ciò che spinge l’umanità lontano dalla volontà di Dio.
Le parole dure di Gesù non hanno certo lo scopo di spaventare o di ottenere adesioni al suo Vangelo con le minacce. Piuttosto, sono volte a sottolineare con forza la necessità dell’impegno personale. Per coglierne meglio il senso, è bene avere presente il contesto prossimo in cui vengono pronunciate, che è quello delle parabole del Regno – quelle del granello di senapa e del lievito – che Gesù ha appena proclamato. In quelle due note parabole, viene narrata l’azione potente e buona operata da Dio perché ciascuno trovi la vita. Egli è impegnato fortemente a favore dell’umanità ma risulta determinante il contributo personale, poiché il cammino di fede secondo il Vangelo è un dialogo tra l’iniziativa di Dio e la risposta dell’uomo. Dunque occorre mettersi in gioco e darsi da fare con determinazione e soprattutto senza perdersi d’animo.
L’immagine della porta stretta sembra riprendere l’abitudine del tempo di chiudere, al calare della notte, la pesante porta principale della città per ragioni di sicurezza Su tale portone però era presente una piccola apertura da usare per le emergenze e per i ritardatari, da cui passava solo una persona alla volta che poteva così salvarsi e trovare riparo per la notte. La grande porta è chiusa con il catenaccio, ma la piccola resta aperta: occorre sforzarsi per cogliere la possibilità della salvezza che resta comunque a disposizione. La porta aperta – che sia grande o che sia piccola – prima che una minaccia è una opportunità disponibile a ognuno, tanto quanto la possibilità, la forza e la capacità di fare il passo e varcare la soglia.
Le parole di Gesù, poi, mettono severamente in guardia dal pericolo di una accoglienza solo apparente o puramente esteriore della sua Parola. Si può essere vicini a Lui, frequentatori del Vangelo, conoscenti del suo insegnamento ma senza che ciò abbia portato a una conversione autentica e a una comprensione profonda del messaggio. Di nuovo, però, sopra i toni cupi della minaccia sembra elevarsi la voce di una salvezza universale che raccoglie donne e uomini da ogni dove. C’è una tavola imbandita e un banchetto pronto ad accogliere tutti coloro che con cuore sincero accederanno a quella mensa.


