Nella invita a celebrare la Festa dell’Esaltazione della Croce, off rendo al nostro ascolto e alla nostra preghiera il monologo che l’evangelista Giovanni, nel capitolo terzo del suo Vangelo, fa seguire all’incontro notturno di Gesù con Nicodemo, uno dei capi del popolo. Il dialogo tra i due è uno degli esempi migliori di come Giovanni costruisce gli incontri di Gesù con personaggi signifi - cativi. Il loro confronto, infatti, si muove continuamente sulla linea del malinteso, evidenziando un continuo scarto tra le idee e le convinzioni dei due interlocutori. Le domande e le risposte si intrecciano in un discorso unico, nel quale è però chiaro come i due uomini stiano parlando linguaggi diversi, riferendosi a realtà e signifi cati niente aff atto condivisi.
Nicodemo, pur essendo «maestro in Israele», si trova subito nella posizione di chi non sa declinare adeguatamente la questione del «vedere il regno di Dio». Condizione perfetta, però, per rendersi conto di come non sia sufficiente appoggiarsi a un sapere – per quanto consolidato e fondato sulla tradizione – per accedere alla grazia della vita piena, ma occorra accogliere un rinnovamento radicale paragonabile a una rinascita. Ciò è possibile solo e soltanto nella forma di un dono incondizionato da parte di Dio che, con il suo Spirito, off re la strada di un’esistenza compiuta.
A questa riflessione in forma dialogica, in cui Giovanni approfondisce come l’umano possa accedere alla salvezza, segue il monologo proposto alla nostra attenzione, che prende in considerazione il movimento contrario: come Dio si faccia incontro all’essere umano. Una volta aff ermato che la salvezza è solo dono divino, Giovanni vuole infatti rispondere alla questione su come ciò avvenga dentro la storia umana e sceglie, per questo, la forma del discorso di rivelazione con cui off rire ai suoi lettori due spunti. Il primo: il dono di Dio che si fa incontro all’umano si concretizza in una persona storica identifi cata con il «Figlio dell’uomo». Di questi viene puntualizzato anzitutto il percorso di abbassamento e innalzamento nel quale leggiamo la vita e la morte di Gesù che portano salvezza a tutti coloro che intendono accoglierla.
La rinascita che veniva prospettata a Nicodemo nel suo dialogo con Gesù passa proprio da qui: nel mistero del Figlio che si abbassa fi no alla morte in Croce si coglie il dono di grazia che viene da Dio. Il ritratto che la lettera ai Filippesi fa del Cristo va nella medesima direzione: il percorso di Gesù ha ostinatamente seguito una direzione di abbassamento perché nella solidarietà con ogni essere umano ciascuno fosse raggiunto dalla possibilità di salvezza.
Nel secondo spunto, invece, Giovanni afferma che il «Figlio dell’uomo» è l’unica espressione storica dell’amore di Dio, il quale si caratterizza per una volontà di salvezza talmente prorompente da superare anche la sua volontà di giudizio. Nel «Figlio dell’uomo» conosciamo dunque il nome defi nitivo di Dio che è solo amore misericordioso e fedele.


