Il Vangelo di questa domenica ci parla della radicalità richiesta nel seguire il Signore. Tre persone, la cui identità resta indefinita, si propongono o sono invitate ad unirsi a Gesù nel suo cammino, eppure nessuna di esse riuscirà a farlo. Per prima cosa, possiamo soffermarci sulla totale assenza di dettagli con la quale vengono presentati questi tre tali. Questo linguaggio indefinito favorisce un’immedesimazione, è un invito a non sentirsi esclusi dalla scena: quel tale potresti essere tu! Il Signore chiede a ciascuno di noi di seguirlo, non per una sorta di autostrada con tante corsie nella quale camminiamo tutti uno a fianco all’altro, ma per una strada unica che porta il nostro nome e ci è mostrata giorno dopo giorno da Gesù stesso.

Il secondo dettaglio su cui è bene soffermarsi è il fatto che l’evangelista non riporti alcuna reazione negativa del Signore di fronte al non realizzarsi della sua proposta. Ricordiamoci sempre che l’amore di Dio nei nostri confronti non diminuisce di una virgola se non percorriamo la strada che Lui ci propone: il suo amore è totale dono e come tale si realizza sempre appieno senza se e senza ma, rispettando la nostra libertà. Se percorreremo un’altra strada nella vita rispetto quella proposta, il Signore sarà sempre silenziosamente al nostro fianco senza mai abbandonarci, pronto a mostrarci quel cammino unico e singolare che ha pensato per noi. Tutto questo ci deve essere di grande sostegno e conforto: non dobbiamo guadagnarci l’amore e la vicinanza del Signore!

Torniamo alle parole di Gesù rivolte alle tre persone incontrate lungo il cammino, hanno a che fare con la relazione che si ha con la propria casa, con la propria famiglia e con le proprie cose. La radicalità richiesta nella sequela è tale da implicare una piena libertà da queste tre realtà. Quando comprendiamo la priorità del Signore nella nostra vita, tutto il resto viene dopo, non che perda di importanza ma si vivono le relazioni con uno sguardo nuovo, illuminato dalla presenza del Signore. Seguire Gesù non vuol dire perdere qualcosa all’interno della nostra vita, ma viverla in maniera nuova, lasciandoci educare dalle sue parole e dai suoi gesti. Per vivere la fede non basta lo slancio estemporaneo che possiamo provare a seguito di un’esperienza straordinaria e neppure lo slancio emozionale che può nascere in noi in alcuni momenti della vita. Solo quando la fede è vissuta in questa maniera permette le scelte eclatanti e i passi importanti, come quelli che vengono riportati dall’autore della lettera agli Ebrei nella seconda lettura odierna.

Per vivere la fede non basta lo slancio estemporaneo che possiamo provare a seguito di un’esperienza straordinaria e neppure lo slancio emozionale che può nascere in noi in alcuni momenti della vita. Solo quando la fede è vissuta in questa maniera permette le scelte eclatanti e i passi importanti, come quelli che vengono riportati dall’autore della lettera agli Ebrei nella seconda lettura odierna.

Fermiamoci a riflettere su come viviamo la nostra fede, se il nostro legame con Dio si rafforza solo in corrispondenza di esperienze straordinarie, se il Signore è importante ma prima veniamo noi. Sentiamo rivolto anche a noi il Suo «Seguimi» e smettiamola di aver paura di perdere qualcosa, accogliendo il suo invito, Gesù non vuole privarci di nulla, Lui che conosce appieno la nostra vita e desidera solo che la nostra gioia sia piena.