All’interno del capitolo 6 del suo Vangelo, subito dopo la scelta dei Dodici, Luca colloca un discorso molto signifi cativo in cui Gesù condensa alcuni dei principi fondamentali della sua predicazione. Il lungo insegnamento, che si apre con la proclamazione delle Beatitudini, si svolge in una zona pianeggiante e per questo è diventato noto come “Discorso della pianura”. In questa sezione, il Gesù di Luca affronta principalmente il tema del comando dell’amore, proponendolo in diverse declinazioni. Gli spunti offerti sono sei e riguardano: l’amore per i nemici, il rifiuto della violenza, la regola aurea, l’appello alla misericordia, la condanna del giudizio e l’invito a donare.

Il brano che ascoltiamo nella V Domenica dopo il Martirio del Precursore è tratto proprio da questo contesto e porta alla nostra attenzione l’atteggiamento verso il malvagio. L’amore per i nemici, tanto sullo sfondo dell’etica giudaica che di quella greca, appare come una novità tipica di Gesù, caratterizzante tanto il suo insegnamento quanto il comportamento dei discepoli della prima ora. Va detto che al tempo di Luca e delle sue comunità, i cristiani non soffrivano una vera persecuzione, se non nei termini di insulti e di dileggio. Molti vivevano anche una condizione sufficientemente agiata, il che spiega l’invito non solo a pregare ma anche far del bene e sostenere economicamente.

Nell’espressione originale che usa per indicare l’amore, Luca raccoglie un insieme di significati: andare incontro al bisogno altrui in modo disinteressato; l’attesa della risposta dell’amato nel primo innamoramento; la conoscenza secondo l’amore; il rispetto della personalità altrui. Un termine denso e ricco al quale affi anca anche una revisione del concetto di reciprocità (dare-ricevere) nella relazione spostandola sul piano del rapporto Dio-uomo e ridefi nendola. Dio, infatti, ama anche gli ingiusti e il suo amore ci precede sempre senza la pretesa di alcun contraccambio, perciò i cristiani manterranno sui nemici lo stesso sguardo. La chiave dell’amore per il nemico è dunque la relazione con Dio in Gesù. Colmati dal suo bene, siamo chiamati ad amare con lo stesso amore anche i nemici, trattandoli come amici. Il rifiuto della violenza è una concretizzazione effi cace di tutto ciò. Il discepolo, di fronte al violento che lo colpisce e lo deruba, non può mai avvalersi dei suoi stessi strumenti, senza eccezioni. Il passaggio sulla misericordia fa da transizione chiudendo il tema dell’amore per i nemici e aprendo quelli del non giudicare e del dare. Luca ce l’ha con chi non solo giudica ma addirittura condanna, mettendosi al posto di Dio.

Il cristiano ha ben presente i riferimenti etici del suo agire, ma questo non gli consente di farsi giudice delle altre persone. Piuttosto, proprio in virtù di ciò che professa, ha il dovere di riversare sul prossimo la misericordia di Dio che ha sperimentato e in cui crede. Nel giorno fi nale, infatti, la bontà di Dio traboccherà nel giudizio e i cristiani sono chiamati ad anticiparlo nel modo di considerare i fratelli e le sorelle.