Amati e custoditi, inviati e testimoni

 

«E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro». 

 Matteo 10,28-29

 

Questa domenica e la prossima sono dedicate al secondo dei cinque discorsi di Gesù conservati da Matteo: il primo Vangelo, attento ai fedeli provenienti dal giudaismo e a inquadrare il Cristo come il compimento delle Scritture, pone un forte accento sugli insegnamenti del Signore, che si configura come l’unico vero Maestro in mezzo ai tanti, formatisi nelle diverse scuole rabbiniche, che agiscono nella terra di Israele. Il secondo discorso (Matteo 10), a differenza del primo (5-7), non si rivolge alle folle ma soltanto ai Dodici (Matteo 10,5; 11,1), ai quali Gesù parla con abbondanza subito dopo averli chiamati a costituire il fondamento della sua Chiesa (Matteo 10,1- 4): è il cosiddetto “discorso missionario” o “apostolico”, incentrato sulle istruzioni per la missione. Gesù vuole che i suoi, «avendo ricevuto gratuitamente, gratuitamente diano» e «lungo la strada predichino che il Regno dei Cieli è vicino». 

La grande ricchezza del cristianesimo è il Signore Gesù, la Parola che salva: essa si fa carne per noi e risuona fino ai confini della terra grazie all’azione, sostenuta dallo Spirito Santo, di quanti, in ogni angolo del mondo, non hanno paura di annunciarla con forza, gioiosamente e senza reticenze. Solo questa Parola, Via, Verità e Vita, libera dalla morte e rende capaci di donare a propria volta la vita, nella certezza di non perderla, ma di riceverla eterna come quella dell’unico Maestro e Signore. Se infatti «a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo,Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti» (II lettura, Romani 5): forti di questa Verità, e grati per il dono inestimabile ricevuto senza merito, i battezzati possono superare le persecuzioni, che certo verranno quando si è chiamati e inviati dal Cristo «come pecore in mezzo ai lupi», accettare anche i tradimenti dei vicini, non farsi intimidire dagli uomini e «non temere coloro che possono uccidere il corpo». 

Il credente sa che il Signore salva, che Egli solo è il Vivente; tutta la liturgia di oggi insiste su questo tema: il profeta Geremia (I lettura) descrive l’esperienza della persecuzione e del tradimento e dichiara che Dio è «accanto come un prode valoroso», «prova il giusto», ma infine «libera la vita del povero». Chi ha incontrato Dio ne diventa testimone potente, «per il Signore sopporta l’insulto», poiché conserva una fede salda nella sua «bontà», «fedeltà» e «tenerezza»: Dio «ascolta i miseri e non disprezza i suoi che sono prigionieri» (Salmo 68, Responsorio)! La Verità ultima che salva il mondo, che non cambia con le mode, è sempre Gesù, Parola eterna del Padre, che ha cura delle sue creature, persino di «due passeri che si vendono per un soldo», e a quelli che ha scelto, dunque a tutti noi, conferma la promessa fatta in principio all’adam maschio e femmina e rinnovata lungo la storia della Salvezza, nonostante le tante infedeltà: siamo preziosi ai suoi occhi, «valiamo più di molti passeri», ci ama di un Amore infinito.