Mancavano solo pochi minuti all'arrivo di papa Francesco a Lampedusa, quando mettevano piede sull'isola gli ultimi migranti in ordine di tempo salvati dalla Guardia Costiera la notte scorsa. Un'ulteriore dimostrazione della straordinaria attualità e urgenza del primo viaggio al di fuori delle mura vaticane di papa Bergoglio.

Di lì a poco, il Papa pronuncerà parole chiare, nette, senza alcuna possibilità di equivoci. "Mai più". Mai più migranti morti in mare. Mai più indifferenza di fronte a questa tragedia quotidiana. Un vero e proprio pugno nello stomaco, come ha riconosciuto Vincenzo Spadafora, a capo dell'Autorità garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, che di recente aveva visitato a Lampedusa i minori del Centro di prima accoglienza. "Nel rafforzare le misure di accoglienza" ha sottolineato Spadafora, "bisogna integrare la dimensione organizzativa con quella psicologica, per uscire da una logica puramente emergenziale".

Con l'ultimo sbarco, i migranti presenti oggi a Lampedusa sono saliti a 227, dei quali ben 75 sono minori non accompagnati, per la maggior parte eritrei (48) e somali (22), di età compresa tra i 13 e i 17 anni. Dall'inizio dell'anno, sono sbarcati sull'isola 460 minori, di cui ben 411 soli non accompagnati: un numero di 3 volte superiore a quello registrato nello stesso periodo del 2012, secondo Save the Children.

Giovani e giovanissimi, sopravvissuti a viaggi della speranza trasformatisi ben presto in fughe precipitose, tra il pericolo della detenzione e violenze di ogni genere. Per molti di loro, un viaggio tentato più volte, mentre per alcuni loro fratelli, parenti e amici il viaggio non ha condotto alla libertà ma alla morte, spesso sul fondo del mare, come sottolinea Raffaella Milano, direttore programmi Italia-Europa di Save the Children, impegnata insieme con altre organizzazioni nelle attività di assistenza ai migranti sull'isola.

"La visita del Papa a Lampedusa in memoria delle troppe vittime morte in mare nel tentativo di raggiungere un'opportunità di futuro migliore è un segno di straordinario valore per tutti", riconosce Raffaella Milano. "Anche per i tanti operatori che, come noi, sono impegnati ogni giorno a Lampedusa e sulle altre aree di sbarco per assistere e tutelare le persone più vulnerabili come i minori".

"Da oggi i religiosi, i volontari, i rifugiati, tutti gli uomini e le donne di buona volontà che hanno fatto dell'accoglienza il loro stile di vita si sentono meno soli", le fa eco padre Giovanni La Manna sj, presidente del Centro Astalli, che ha espresso profonda gratitudine per la visita del Papa e ha auspicato che ora il diritto d'asilo trovi finalmente spazio in ragionamenti di ampio respiro e si mettano in atto misure coraggiose per risolvere l'eccessiva pericolosità con cui i rifugiati cercano di raggiungere l'Europa.
18 mila migranti morti nel Mar Mediterraneo negli ultimi 15 anni. "Chi è il responsabile del sangue dei morti nel Mediterraneo?", ha chiesto da Lampedusa papa Bergoglio, rimarcando il dovere etico e giuridico dell'accoglienza per chi fugge da fame, guerre e persecuzioni.

"Fermare i barconi o chiudere le frontiere lasciando morire i migranti nel deserto non sono le soluzioni", afferma Gianfranco Cattai, presidente del Focsiv. "Piuttosto è necessario affrontare in modo strutturale le cause delle migrazioni, con politiche lungimiranti che mettano in relazione politica estera e interna, politiche dell'immigrazione con quelle della cooperazione, l'accoglienza con il sostegno preventivo per la sicurezza umana e la risoluzione dei conflitti nei Paesi da cui le persone sono costrette a fuggire. Ed è necessario un confronto sull'esperienza fallimentare dell'emergenza Nordafrica in Italia per imparare dagli errori compiuti".

Al molo Favarolo, durante l'incontro dei migranti con il pontefice, c'erano anche tre ragazze eritree di 15, 16 e 17 anni. La più giovane tra loro, Amina, è fuggita dall'Eritrea per evitare il servizio militare. Rimpatriata dopo essere stata arrestata, è fuggita di nuovo ed è riuscita a imbarcarsi in Libia, con la speranza di raggiungere l'Italia e studiare all'università.

Ancor più toccante se possibile la storia di Osnam, anch'egli eritreo di 17 anni, che in Libia è stato rinchiuso nei centri di detenzione dove ha subito numerosi pestaggi. Senza ricevere la minima cura per 5 mesi, è rimasto zoppo a una gamba. Nonostante ciò, alla fine è riuscito ugualmente a scappare e a imbarcarsi.

"Auspichiamo che la presenza e il messaggio del Papa possano segnare una svolta in positivo nel modo in cui il nostro Paese affronta l'accoglienza e l'integrazione dei migranti, in particolare dei più vulnerabili come i minori non accompagnati", dice Raffaella Milano. "L'aspetto più grave – e più volte denunciato da Save the Children – è la mancanza di un sistema nazionale strutturato di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, che preveda misure adeguate di protezione e la capacità di reperire rapidamente i posti di accoglienza disponibili su tutto il territorio nazionale, per poter disporre un trasferimento dall'isola il più velocemente possibile".

Anche Savino Pezzotta, presidente dei CIR - Consiglio italiano per i rifugiati, ha salutato con viva emozione il monito di condanna del Papa, contro l'indifferenza di politica e opinione pubblica, lanciato per di più da una barca dipinta come le carrette del mare, trasformata in altare. Pezzotta inoltre ha voluto rimarcare la scelta del brano del Vangelo per la messa: la strage degli innocenti.

Mai più. La presenza di papa Francesco a Lampedusa ha senz'altro avuto un significato umanitario e solidale, oltre che naturalmente di stampo ecumenico-religioso, ma rappresenta anche una chiamata all'assunzione di responsabilità che Governo italiano e istituzioni europee non potranno più ignorare.
Mai più.