L’Accademia Bizantina, un ensemble specializzato nell'esecuzione del repertorio musicale antico e barocco, nata nel 1983 a Ravenna, festeggia i suoi quarant’anni. Li celebra con una nuova produzione de “Il Tamerlano" di Antonio Vivaldi diretta da Ottavio Dantone (dal 1996 alla guida dell’Accademia Bizantina) e coprodotta da ben cinque teatri. Il debutto è la sera di sabato 14 gennaio al Teatro Alighieri di Ravenna, con replica il pomeriggio di domenica 15 (in diretta anche su operastreaming.com, il portale dell’opera che porta nel mondo le produzioni dei teatri dell'Emilia Romagna). In seguito l’opera sarà rappresentata a Piacenza (20 e 22 gennaio), Reggio Emilia (27 e 29 gennaio), Modena (3 e 5 febbraio) e Lucca (17 e 19 febbraio).
L’opera in tre atti, su libretto di Agostino Piovene, è un “pasticcio” in cui confluiscono, secondo la prassi dell’epoca, pagine di Vivaldi e materiali presi in prestito da altri compositori e altri titoli.
La regia è affidata a Stefano Monti (laureato al DAMS di Bologna, è stato aiuto regista di: Virginio Puecher, Luca Ronconi e Mauro Bolognini, per il teatro, la televisione e il cinema). Del titolo Monti mira a sottolineare tanto la dimensione barocca quanto atemporale. Obiettivo perseguito anche nell’integrazione di diversi linguaggi: il teatro di figura ma anche la danza, che nelle coreografie di Marisa Ragazzo e Omid Ighani per la DaCru Dance Company diventa un’amplificazione degli stati d’animo dei personaggi. Mentre il baritono Bruno Taddia, il controtenore Filippo Mineccia e il contralto Delphine Galou – rispettivamente Bajazet, Tamerlano e Asteria – avevano già partecipato all’incisione di Accademia Bizantina per l’etichetta Naïve Classique nel 2020, completano il cast Gianluca Margheri (Bajazet nella replica del 15 gennaio), Marie Lys come Irene, Federico Fiorio come Andronico e Giuseppina Bridelli come Idaspe. Il disegno luci è di Eva Bruno, i contenuti video e 3D sono curati da Cristina Ducci; le illustrazioni sono firmate da Lamberto Azzariti, mentre Vincenzo Balena è l’autore delle sculture in scena (e non solo: alcune opere saranno esposte negli spazi del Teatro in occasione delle recite).
“Essendo un ‘pasticcio’ questa partitura si caratterizza ovviamente per una marcata varietà stilistica, ma la scrittura di Vivaldi è facilmente riconoscibile rispetto allo stile degli autori coinvolti, ovvero Broschi, Hasse e Giacomelli”, spiega Ottavio Dantone, che sarà alla direzione e al cembalo. “Il Vivaldi operista”, aggiunge Dantone, “viene ancora oggi spesso sottovalutato: certamente nella sua produzione affiora l’urgenza compositiva e un certo carattere ‘imprenditoriale’, ma resta evidente la sua abilità di scrittura fatta di suadenti soluzioni melodiche, armoniche e ritmiche…ci dà una visione estremamente connotativa del gusto teatrale dell’epoca”. Dantone, apprezzato clavicembalista di livello internazionale, ha fatto il suo debutto nella direzione di un’opera lirica nel 1999 con la prima esecuzione in tempi moderni del “Giulio Sabino” di Giovanni Sarti. Era proprio al teatro Alighieri di Ravenna con la sua Accademia Bizantina.