«La preghiera è una perdita di tempo, bisogna solo amare!». Se la persona che ha pronunciato queste parole fosse stato un ateo, non mi avrebbe sorpreso, ma il genio dietro a questa luminosa riflessione (sto facendo dell’ironia!) era un diacono permanente. Purtroppo, la situazione non permetteva uno scambio e quindi ho tenuto per me le mie considerazioni… Ma mi sono capitate altre occasioni in cui qualcuno – sempre un buon cristiano – ha fatto ragionamenti simili. Ho avuto, quindi, modo di riflettere faccia a faccia con un cristiano, per così dire, “anti-contemplativo”… Ricordo, ad esempio, di una circostanza in cui alla fine di una prima lezione di teologia in cui avevo anche parlato della necessaria connessione tra riflessione teologica e vita di preghiera – «Non si può parlare di Dio», dicevo in quell’occasione, «senza parlare con Dio!» –, uno studente sulla cinquantina, sposato e padre di famiglia, si è avvicinato a me e mi ha detto qualcosa di simile: «La preghiera non produce niente. Mentre se ci diamo alle opere di carità, produciamo qualcosa. È meglio fare le opere di bene che sprecare tempo con la preghiera, che non serve a niente, ma è solo passività e fuga dalle cose che contano. L’amore a Dio va mostrato con la concretezza e non con le chiacchiere». Queste riflessioni potrebbero sembrare a primo acchito talmente ragionevoli e addirittura evangeliche, e sembrerebbero portarci a quello che Gesù stesso ha considerato la parte migliore. Se queste persone avessero ragione, i grandi santi e mistici, che hanno fondato la loro esistenza sul primato di Dio (“sprecando” tutto il tempo in preghiera, addirittura notti intere), sarebbero soltanto dei poveri illusi. Ma la vera questione è che l’esistenza stessa di Gesù è un’esistenza orante. I Vangeli ci riportano tante pagine con Gesù in preghiera. Non solo, ci riportano la sua insistenza sulla preghiera: Gesù era un maestro della preghiera con le parole e con i gesti. Insomma, per quanto apparentemente plausibili ed evangeliche, le elucubrazioni dei pragmatisti non stanno in piedi e non sono per nulla evangeliche! Al mio studente non ho fatto questa riflessione biblica, ma ho posto un paio di domande che, data la sua reazione, credo siano state abbastanza efficaci… Ve ne parlo la prossima volta!