Al momento è un’intesa politica resa nota a voce, con una firma su un protocollo, ma se l’accordo Italia-Albania per la gestione del flusso dei migranti vorrà acquisire operatività avrà bisogno di una legge e di una ratifica.
È stato annunciato come un accordo «sostanzialmente chiuso a Ferragosto» ma reso noto il 6 novembre 2023 nel corso dell’incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il premier albanese Edi Rama a Palazzo Chigi.
Con l’obiettivo dichiarato di alleggerire l’hotspot di Lampedusa, l’accordo si propone di fare in modo che dalla primavera del 2024, i migranti tratti in salvo da navi italiane (marina militare e Guardia di Finanza non Ong) nel Mediterraneo siano trasferiti in due centri da costruire sul territorio albanese a spese dell’Italia e sotto la giurisdizione italiana, ma con la collaborazione dell'Albania per sicurezza e sorveglianza. Secondo le intenzioni, l'Italia userà il porto albanese di Shengjin, alla latitudine di Bari, e l'area di Gjader, 20 chilometri nell'entroterra, per realizzare due strutture: una di ingresso, per le procedure di sbarco e identificazione; e una di accoglienza temporanea degli immigrati salvati in mare, sul modello dei Cpr. L’accordo non riguarda: «Minori, donne in gravidanza e altri soggetti vulnerabili», ha precisato Meloni. Il protocollo non si applica agli immigrati che giungono sulle coste e sul territorio italiani ma a quelli salvati nel Mediterraneo da navi italiane. «Nei due centri», secondo quanto riferito dalla presidente del Consiglio, i migranti staranno «il tempo necessario per le procedure. Una volta a regime, ci potrà essere un flusso annuale di 36-39 mila persone».
Una portavoce della Commissione Europea, interpellata dall’Ansa, ha chiarito: «Siamo a conoscenza dell'accordo operativo tra le autorità italiane e albanesi: ne siamo stati informati, ma non abbiamo ancora ricevuto informazioni dettagliate. Ci risulta che questo accordo operativo debba ancora essere tradotto in legge dall'Italia e ulteriormente implementato. È importante che qualsiasi intesa di questo tipo sia nel pieno rispetto del diritto comunitario e internazionale». L’iniziativa che trova il sostegno nella maggioranza, è stata oggetti di critica politica anche aspra da parte delle opposizioni, c’è chi ha parlato di spot e chi di “esternalizzazione” dei migranti.
Il dubbio da più parti sollevato è che l’accordo possa entrare in rotta di collisione con le norme del diritto internazionale in tema di respingimenti e che possa esporre l’Italia a procedura di infrazione, ma finché non esiste un testo, come ha sottolineato anche l’Europa ogni considerazione strettamente giuridica è prematura.