«Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù che in cammino verso Cesarea di Filippo interroga i discepoli: la gente chi dice che io sia?». Inizia con queste parole l'Angelus di papa Francesco davanti ai fedeli di piazza San Pietro. «La gente apprezzava Gesù, ma non riusciva ancora a riconoscerlo come un Messia», osserva il Papa. «Gesù si rivolge poi direttamente a quelli che lo hanno seguito, per verificare la loro fede». Pietro risponde per tutti: "tu sei il Cristo". Gesù, spiega Francesco, rimane colpito da questa dimostrazione di fede. Quando poi annuncia ai discepoli il suo destino di martirio, «Pietro, che ha appena professato la sua fede nei confronti di Gesù, prende in disparte il Maestro e lo rimprovera. E Gesù a sua volta lo rimprovera con parole molto severe».
Continua Francesco: «Gesù si accorge che, come nei discepoli, in ciascuno di noi alla grazia del Padre si oppone la tentazione del maligno che vuole distoglierci dalla grazia di Dio. Gesù vuol far capire che lui è un Messia umile e servitore, è il servo obbediente alla parola e alla volontà del Padre, fino al sacrificio della propria vita. Per questo dichiara che chi vuol essere suo discepolo deve accettare di essere servo, come lui si è fatto servo».
E osserva: «Mettersi alla sequela di Gesù significa prendere la propria croce - tutti l'abbiamo - per accompagnarlo nel suo cammino. Un cammino scomodo, che non è quello del successo, della gloria passeggera, ma quello che conduce alla vera libertà, che ci libera dall'egoismo e dal peccato. Si tratta di operare un netto rifiuto di quella mentalità mondana che pone il proprio io e i propri interessi al centro dell'esistenza. Gesù ci invita a perdere la propria vita per lui, per riceverla rinnovata, realizzata e autentica. Siamo certi, grazie a Gesù, che questa strada conduce alla fine alla Resurrezione».
Decidere di seguire Cristo «esige di camminare dietro di Lui e di ascoltarlo attentamente nella sua Parola - ricordate di leggere tutti i giorni un passo del Vangelo - e nei sacramenti». Francesco si rivolge poi direttamente ai giovani presenti in piazza San Pietro: «Ragazzi e ragazze, vi domando: avete sentito la voglia di seguire Gesù più da vicino?».
Ricorda la beatificazione in Sudafrica di Samuel Benedict Daswa, primo martire sudafricano riconosciuto dalla Chiesa, «ucciso 25 anni fa per la sua fedeltà al Vangelo». Nella sua vita, dice il Papa, «dimostrò grande coerenza, rifiutando abitudini pagane e mondane. La sua testimonianza si unisce a quella di tanti fratelli e sorelle perseguitati, cacciati via, uccisi per il fatto di confessare Gesù Cristo».
Infine, prima di salutare i fedeli, il Papa ha rivolto un saluto particolare agli insegnanti precari arrivati dalla Sardegna, esprimendo un'esortazione al mondo della scuola nei giorni in cui viene attuato il piano straordinario di assunzioni previsto dalla riforma: «Auspico che i problemi del mondo del lavoro», ha sottolineato, «siano affrontati tenendo concretamente conto della famiglia e delle sue esigenze».