Un anno fa Bari ospitò l'incontro di riflessione e spiritualità "Mediterrano, frontiera di pace" promosso dalla Conferenza episcopale italiana. La Puglia ancora una volta crocevia e ponte dell’ecumenismo per affermare con forza il messaggio di pace e lo spirito di fratellanza fra i popoli che si affacciano sul mare nostrum spesso teatro di guerre infinite e di tragedie della disperazione. La quattro giorni nel capoluogo pugliese fu un’occasione storica per riportare al centro dell’impegno pastorale della Chiesa la costante prossimità e la concordia tra le genti di diverse religioni e culture, accomunate da una condivisione non solo geografica che solo attraverso il dialogo e il confronto può portare verso l’unione cancellando discordie e contrasti. Fu soprattutto questa profonda riflessione ad animare il convegno di Bari a cui parteciparono 58 vescovi in rappresentanza di diciannove Paesi, che nella giornata conclusiva venne nobilitato dalla presenza di papa Francesco. Tanti e importanti i temi affrontati in quello che nelle intenzioni dei vescovi italiani voleva proporsi quasi come un “Sinodo” che coinvolgesse tutte le Chiese rivierasche: dal Nord Africa a Italia, Francia e Spagna, dal Medio Oriente ai Balcani passando per Malta e Cipro. Presente e futuro di un Mediterraneo di pace che va costruito attraverso la trasmissione della fede alle giovani generazioni, una diversa politica delle migrazioni, il dialogo interreligioso, il rapporto delle comunità cattoliche con le istituzioni civili, l’impegno collettivo per abbattere le pesanti disuguaglianze economiche e sociali che si riscontrano nei diversi Paesi. Fu proprio papa Francesco a consegnare a Bari un messaggio di alto contenuto spirituale e morale rinnovando l’impegno a «superare la logica dello scontro, dell’odio e della vendetta per potersi riscoprire fratelli». La guerra stessa venne definita dal Pontefice «una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare e che non può essere accettata come via ineluttabile per regolare divergenze e interessi contrapposti».
Il Papa in quella domenica del 23 febbraio di un anno fa, nella Basilica di San Nicola il Santo dell’ecumenismo, scolpì nel cuore di tutti il suo fervido e accorato appello: «troppo spesso la storia ha conosciuto contrapposizioni e lotte, fondate sulla distorta persuasione che, contrastando chi non condivide il nostro credo, stiamo difendendo Dio. In realtà, estremismi e fondamentalismi negano la dignità dell’uomo e la sua libertà religiosa, causando un declino morale e incentivando una concezione antagonistica dei rapporti umani. È anche per questo che si rende urgente un incontro più vivo tra le diverse fedi religiose, mosso da un sincero rispetto e da un intento di pace».
Da allora Bari e la Puglia, seguendo anche le riflessioni di papa Francesco e dei vescovi, hanno lavorato alacremente per dare corpo ad un nuovo “Rinascimento spirituale e religioso”. Un obiettivo importante che la Chiesa locale intende perseguire nel segno della continuità di quanto emerso un anno fa. Lo ha ribadito in una recente intervista anche monsignor Francesco Cacucci, per oltre vent’anni arcivescovo di Bari-Bitonto che ha svolto un’opera significativa per alimentare il dialogo tra Oriente e Occidente: « Il Mediterraneo indica apertura e dalle parole del Papa ho ritenuto di ricavare una lezione anche per l'Europa che non sarà mai veramente aperta come soleva dire Giovanni Paolo II se non terrà presente il Mediterraneo. Il compito della Chiesa – ha sottolineato Cacucci - deve essere un compito di fratellanza e di unità che ci auguriamo possa continuare».
Tra riflessione e retrospettiva, c’è l’esigenza di costruire un futuro diverso per creare davvero la giusta sinergia tra i Paesi del Mediterraneo nel solco dell’ecumenismo che Bari storicamente sa interpretare e diffondere. La strada maestra tracciata nel febbraio 2020 è la pietra miliare su cui edificare nuove speranze. Una riflessione che ha contrassegnato l’omelia del nuovo arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Giusppe Satriano durante la celebrazione del suo insediamento circa un mese fa: «Paolo si converte a partire dal suo fallimento. Dobbiamo essere vicini alle persone, essere capaci di dialogare con le paure e con le ansie. Bari resta un punto di riferimento per i popoli del Mediterraneo, ed è per questo che bisogna divenire artigiani di comunione e di unità oltre che seminatori di speranza». L’incontro tra i vescovi di un anno fa ha lasciato un importante patrimonio spirituale e pastorale che va salvaguardato, che va mantenuto vivo e fecondo.
In quest’ottica, in ricordo di quella fervida esperienza, l’Arcidiocesi di Bari-Bitonto ha realizzato due eventi. Il primo dal titolo “Artisti a San Nicola” si tiene nel tardo pomeriggio di sabato 20 febbraio all’interno della Basilica di San Nicola. E’ un omaggio di vari artisti del mondo della musica, del teatro, della danza, del cinema, della letteratura e dello spettacolo al Beato Angelico, Patrono Universale degli artisti. L’iniziativa si inserisce nel contesto del 1° anniversario dell’Incontro dei vescovi del Mediterraneo nonché nell’ambito delle celebrazioni per l'8° centenario della morte di San Domenico di Guzman (agosto 1221 - 2021) e il 70° anniversario dell'Affidamento della Basilica San Nicola all’Ordine dei Predicatori (novembre 1951-2021). Il secondo evento è in programma nella serata di martedì 23 febbraio, sempre in basilica, con una una Veglia ecumenica di preghiera presieduta dall’arcivescovo di Bari-Bitonto monsignor Giuseppe Satriano dal titolo “Cristiani insieme per i Balcani”, in collaborazione con le Chiese Ortodosse e le Chiese Evangeliche di Bari.