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mercoledì 22 gennaio 2025
 
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Chi era Iole Mancini, l'ultima partigiana sopravvissuta alla strage di via Tasso

03/12/2024  È morta a 104 anni una delle ultime testimoni della Resistenza, fino a pochi mesi fa in prima fila nelle commemorazioni ufficiali. Staffetta partigiana, fu catturata dopo l'attentato di via Rasella a cui aveva partecipato anche il marito Ernesto Borghesi, sposato da solo un mese. Torturata da Erich Priebker non parlò, e solo un guasto del camion su cui doveva salire impedì che fosse giustiziata come invece accadde ad altri 14 prigionieri

Iole Mancini con Ernesto Borghesi
Iole Mancini con Ernesto Borghesi

È scomparsa ieri all’età di 104 anni Iole Mancini. Staffetta partigiana con i GAP, torturata dai nazisti a via Tasso, resistette per amore di Ernesto Borghesi, gappista ricercato dai nazisti. Solo un caso fortuito le salvò la vita, che dedicò fino all’ultimo alla testimonianza dei valori della Resistenza. Così l’ha ricordata l’Anpi in un messaggio: «In questi anni non ha mai fatto mancare la sua testimonianza, incontrando decine di classi nelle scuole, partecipando alle nostre iniziative, sempre lucida e generosa nel richiamarci ai valori di libertà e giustizia della Resistenza. Lascia un grande vuoto, Bella Ciao Iole». Nel 2022 ha raccontato la sua storia nel volume Un amore partigiano (Feltrinelli) scritto con il giornalista Concetto Vecchio. Fu infatti la sua storia d’amore con lo studente di medicina Ernesto Borghesi (1917-1966), medaglia d’argento al valore militare), conosciuto nel 1937 (era nata a Nemi, il 19 Febbraio 1920) e sposato in piena guerra il 5 marzo 1944 a renderla protagonista di un atto eroico. Quando il neosposo le confida il suo coinvolgimento nella resistenza, Iole decide di entrare nel Gap centrale "Sozzi - Garibaldi" con il ruolo di Staffetta di nascosto dalla sua famiglia. Borghesi partecipa all’attentato partigiano del 23 marzo 1944 contro una colonna militare nazista, in via Rasella, dove morirono 33 soldati tedeschi e due civili per lo scoppio di una bomba. Iole aveva il compito di segnare, ogni giorno, l’orario di passaggio del battaglione Bozen sotto casa loro, in piazza di Spagna. Glielo chiese Borghesi, senza però specificare lo scopo di quella richiesta, che scoprirà dipo l'attentato. Borghesi non finì nella rappresaglia delle Fosse Ardeatine e fu tra gli organizzatore di un attentato a Vittorio Mussolini, secondogenito del Duce, che fallì. Catturato, il 7 aprile 1944 venne portato a Regina Coeli, dove però riuscì a passare per un rapinatore e a evadere dal carcere. Per rappresaglia, i tedeschi arrestarono tutta la sua famiglia e incarcerarono Iole Mancini, che venne portata nel carcere di via Tasso, sede della Gestapo, enterrogata dal comandante delle SS Erich Priebke (il boia delle Fosse Ardeatine) per sapere dove si trovava il marito. Iole sapeva dove è nascosto, ma non parlò.

Iole mancini con il libro scritto con il gironalista Concetto Vecchio
Iole mancini con il libro scritto con il gironalista Concetto Vecchio

Nella notte fra il 3 e il 4 giugno, mentre gli alleati si accingevano ad entrare da sud nella Capitale, i tedeschi in fuga caricarono due camion di prigionieri detenuti nel carcere di via Tasso per trasferirli a Verona; erano in gran parte socialisti delle Brigate Matteotti o membri del Fronte militare clandestino. I passeggeri del primo camion, tra i quali Iole Mancini[, si salvarono perché l'automezzo era guasto e non partì. Sul secondo camion salirono altri 14 prigionieri.
L'autocolonna tedesca si mosse da via Tasso verso nord; il convoglio pernottò nei pressi della località La Storta, sulla via Cassia. All'alba del 4 giugno presso il quattordicesimo chilometro della Cassia, in aperta campagna, i prigionieri furono portati in una rimessa della tenuta Grazioli; nel pomeriggio furono giustiziati con un colpo di pistola alla testa. I corpi furono recuperati nei giorni immediatamente successivi all'eccidio, dopo essere stati individuati dagli Alleati su indicazione dei contadini del luogo
Così dichiarò Iole Mancini in una delle sue ultime apparizioni pubbliche in riferimento al guasto del camion su cui avrebbe dovuto salire: «I tedeschi ci hanno ricondotto nelle celle, ci hanno messo dentro e la mattina presto sono entrati gli americani e ci hanno liberati il 4 giugno. Il 2 giugno è la Festa della Repubblica in tutta Italia ma la mia data di liberazione è il 4 giugno, perché finalmente gli italiani erano liberi, liberi di esprimersi, liberi di abbracciarsi, liberi! Questa parola per me è stata sempre magica. Acquistare la libertà dal nazifascismo, è stata una vittoria, una gioia e poi dopo hanno ammesso al voto le donne, finalmente potevano partecipare alla vita pubblica, questa è la vittoria più grande che abbiamo ottenuto».

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