Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 17 settembre 2024
 
Chiedilo a Credere
 
Credere

Ho sbagliato! Andiamo a scuola dai nostri errori

19/11/2020  I nostri errori rivelano la nostra debolezza, la nostra fragilità, il nostro essere creature fallibili. La riflessione del teologo Gaetano Piccolo

Di recente ho collezionato in poco tempo diverse gaffe, alcuni errori di valutazione, qualche imprudenza, un po’ di reazioni impulsive. Mi sono fermato a riflettere con un po’ di preoccupazione, soprattutto avvertendo me stesso che era il caso di darsi una calmata e di stare più attento. Questo momento di verifica personale mi ha aiutato a rendermi conto di quante volte, nei colloqui spirituali o semplicemente negli scambi amichevoli, le persone condividano non tanto i loro sbagli, ma la sorpresa davanti al fatto di aver sbagliato! Questa sorpresa si porta dietro, molte volte, un senso di amarezza e di sconfitta, un’inquietudine che non ci lascia in pace. Cosa si nasconde dietro questi sentimenti? Probabilmente c’è la preoccupazione per l’immagine che abbiamo di noi stessi e dunque la paura che un certo desiderio di perfezione possa andare in frantumi. Gli errori rivelano infatti la nostra debolezza, la fragilità, il nostro essere creature fallibili. Guardare con serenità questa realtà di noi stessi non è facile. Forse può aiutarci innanzitutto la comprensione del valore che gli errori possono avere per la nostra crescita: gli errori ci aiutano a conoscere meglio la nostra personalità. Per esempio, davanti alla mia ultima serie di azioni inopportune mi sono reso conto di aspetti impulsivi che vanno gestiti o di comportamenti un po’ irresponsabili che vanno modificati. Ho provato a portare anche nella preghiera questa sensazione di non essere perfetto e ho scoperto innanzitutto che, pur invitandomi a riconoscere i miei sbagli, il Signore mi dice che non mi identifico con essi: commetto dei peccati, per esempio, ma io non sono quel peccato. Anzi, Gesù, come dice alla donna adultera, a Zaccheo o a Pietro, mi invita a riconoscere di aver sbagliato, ma mi fa anche vedere la possibilità di riprendere il cammino e di ricominciare con maggiore consapevolezza. Prima dunque di buttare via i nostri errori, prima di provare semplicemente a cancellarli e prima ancora di sprofondare davanti alla delusione per i nostri comportamenti, dialoghiamo con queste esperienze che forse all’inizio ci sembrano solo negative e proviamo a trarne qualcosa di buono. Sicuramente cresceremo nella conoscenza di noi stessi.

Inviate le vostre domande a lettori.credere@stpauls.it

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo