Ti avevo consigliato nel discernimento di non camminare da solo, ma di aprire il cuore a una guida spirituale, un amico spirituale, insomma a qualcuno con cui verifichi se stai vivendo nel tuo paese delle meraviglie piuttosto che nella realtà spirituale, che è tanto più autentica quanto è concreta. C’è una massima di san Bernardo che mi piace presentare con queste due frasi che fanno pure rima: «Chi pretende di guidare se stesso / Si lascia guidare da un fesso». Non è un affondo contro l’autostima. È semplicemente essere realisti. Sappiamo bene quanto siamo bravi a ingannare noi stessi. Allora qual è il ruolo della guida spirituale, o dell’accompagnatore? Diciamo prima quale non è il suo ruolo: non è vivere la nostra vita al nostro posto; non è nemmeno prendere decisioni al nostro posto; non è, infine, l’oracolo tramite cui il Signore ci parla in uno stato di trance in modo che lui ha capito tutto della nostra vita, mentre noi ancora non sappiamo come ci chiamiamo! Qual è allora il suo ruolo? Mi piace presentarlo con un versetto biblico e un’analogia. Il versetto biblico viene da un capitolo del Siracide sul consigliare. Ti invito a leggerlo integralmente, ma intanto condivido il versetto più indicato per l’accompagnamento spirituale: «Frequenta un uomo [o una donna] giusto[/a], di cui sai che osserva i comandamenti e ha un animo simile al tuo, perché se tu cadi, egli saprà compatirti» (Siracide 37,12). Due sono i tratti indicati da questo versetto: l’affinità con il Signore e l’affinità spirituale anche con te. Sono due aspetti imprescindibili: una guida è un confidente spirituale, una persona con cui riconosciamo un Dna spirituale e ci apriamo insieme all’ascolto della volontà del Signore. L’analogia – sempre biblica – è quella di Giovanni il Battista, il quale viene presentato (e si presenta) con le parole di Isaia: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Ognuna di queste parole meriterebbe un commento. Ma penso basti sottolineare l’analogia evocativa dell’appianamento della strada. La guida non sceglie la strada, aiuta ad appianarla. Nella giungla di alti e bassi aiuta a intravedere il sentiero. Nel silenzio inevitabile della Parola, se ne fa discreta eco. Quali i tratti di una buona guida? Alla prossima!
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