Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 08 ottobre 2024
 
Il Teologo
 

Come può l'anima "sentire" le pene dell'inferno?

04/06/2020 

EDOARDO M. - Se nel momento della morte l’anima è priva dei sensori che comunicano alla coscienza dolore e fastidio, le pene dell’inferno sarebbero solo storiacce per intimidire i creduloni? 

L’uomo in quanto “persona” è unità di corpo, anima e spirito: non dobbiamo pensare all’anima come a qualcosa di separato totalmente dal corpo (o addirittura di una dimensione dell’uomo priva di coscienza). Neppure nella morte spirito, anima e corpo si separano totalmente, in quanto se – come preghiamo – si distrugge la dimora di questo esilio terreno (= corpo terreno), al tempo stesso ci viene preparata una dimora celeste (= corpo celeste). Purtroppo siamo abituati a pensare il nostro essere corporei come sinonimo di pura fi­sicità, che viene meno con la morte. Se invece pensiamo la persona come unità e la sua dimensione ­fisica come corporeità forse possiamo liberarci da una prospettiva troppo dualista. Del resto, non diciamo che è deceduto il corpo di nostro nonno, ma che è morto nostro nonno, non preghiamo l’anima di sant’Antonio, ma la sua persona. Poiché le nostre azioni buone o malvagie comunque sono compiute nella nostra corporeità, essa partecipa della salvezza o, Dio non voglia, della dannazione eterna. Questo è il senso delle cosiddette “pene corporali” connesse allo stato infernale. Il poeta francese Arthur Rimbaud, ripreso dal ­filosofo Michel Henry, scriveva: «I corpi saranno giudicati", quindi non saranno solo le anime a gioire o soffrire, ma le persone in tutte le loro dimensioni, come del resto in questa vita: se soffre il nostro corpo soffre anche la nostra anima e viceversa. Siamo in ogni caso al cospetto del mistero, di fronte al quale la nostra ragione può solo balbettare, senza giungere mai a una sua totale comprensione: è il mistero della morte che coincide con il mistero dell'uomo.

(Sopra, rappresentazione figurativa delle pene dell'Inferno, Museo di Arte antica di Lisbona, autore sconosciuto (foto Daniel VILLAFRUELA / Dominio Pubblico)

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo