Cari amici lettori, si sono spenti da poche ore i riflettori sulla Giornata mondiale della gioventù a Lisbona. Papa Francesco, 86 anni suonati, si è “fatto giovane” con i giovani: gli abbiamo visto una gioia lampante, un sorriso luminoso, la felicità per l’incontro con i giovani di tutto il mondo. Una comunicazione evangelica, già solo questa gioia, vissuta e comunicata senza bisogno di parole. Un grande esempio anche per noi di una Chiesa dal volto amico, affabile, che sa gioire della presenza di chi “si affaccia” alla vita adulta e vuole essere confermato nella fede.
«Benvenuti! Benvenuti e grazie di essere qui, sono felice di vedervi!», ha detto Bergoglio alla cerimonia di accoglienza il 3 agosto. «Sono felice di ascoltare il simpatico chiasso che fate e di farmi contagiare dalla vostra gioia». Non erano certamente parole di circostanza, ma un messaggio che diceva: “Tu sei importante per me, tu sei importante per Gesù”.
Prima di ogni contenuto cristiano – e Francesco ne ha toccati tanti nelle varie giornate – viene la relazione con le persone. Come sarebbe bello se anche nelle nostre comunità trasparisse questa gioia di sentirsi accolti come fosse casa. Anche questo l’ha ribadito: la Chiesa non è una dogana, dove si sta a “pesare” chi è “giusto” e chi no, ma deve essere casa accogliente dove c’è spazio per tutti.
Un altro aspetto fa pensare, nelle parole del Santo Padre questi giorni. Non ho un calcolo statistico preciso, ma la parola più ricorrente sulle sue labbra mi sembra sia stata “Gesù”. Ben consapevole di non essere lui al centro, il Papa ha instancabilmente additato Cristo ai giovani. Nella Via crucis li ha invitati: «Ciascuno dica a Gesù per che cosa piange nella vita; ciascuno di noi glielo dica adesso, in silenzio». Un invito a mettere la propria vita, con tutto il suo carico anche di lacrime, davanti al Signore, per scoprire che «Gesù con la sua tenerezza asciuga le nostre lacrime nascoste». In una felice coincidenza con la festa della Trasfigurazione, nella Messa conclusiva ha ricordato: «Tutto quello che c’è da fare nella vita sta in questa parola: ascoltatelo. Ascoltare Gesù». Non è questa l’essenza della vita cristiana? E gli esempi potrebbero continuare.
Sintesi brevi ma efficaci – nello spirito di un tweet – del Vangelo, del cuore della fede: il legame con Gesù. Papa Francesco ha mostrato come si esercita la paternità spirituale. Col realismo della vita – «Camminare. E se cado, mi rialzo, o qualcuno mi aiuterà a rialzarmi; non rimanere caduto; e allenarmi a camminare» – ha orientato lo sguardo all’essenziale: «Nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l’amore di Gesù». Se le nostre parole ecclesiali fossero così limpide, aderenti al Vangelo e alla vita reale! Ma può dirle solo chi ne ha fatto esperienza personale, da testimone. Trasmettiamo agli altri, ai giovani, solo ciò che abbiamo ricevuto.
(Foto in alto: Vatican Media)