È il sindaco di Firenze, ma le radici sono mediterranee doc. Dario Nardella è nato infatti a Torre del Greco 46 anni fa, è vissuto a Portici e ha studiato a Napoli. È in terra vesuviana che ha abbracciato la filosofia di Baden Powell — «Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di come l’avete trovato» — frequentando gli scout della Cngei.
E a Napoli ha scoperto la passione per la musica. «A sette anni ho iniziato a frequentare il Conservatorio di san Pietro a Maiella e ho avuto come maestri dei violinisti eccezionali». Quando a 13 anni si trasferisce a Firenze, dove si diploma in violino e si laurea in Giurisprudenza, porta con sé come bagaglio affettivo e culturale «l’amore per il mare, l’energia di una città straordinaria, crogiuolo di tante culture e tradizioni, il ricordo di una vita piena di colori. Una grande capitale culturale mondiale».
Dal 23 al 27 febbraio, insieme a “don Giuseppe”, come chiama con amicizia il cardinale Betori, l’arcivescovo di Firenze, Nardella farà da padrone di casa e accoglierà una sessantina di sindaci e altrettanti vescovi delle principali città e diocesi del Mediterraneo. L’idea di convocare anche i sindaci, ha raccontato in conferenza stampa il presidente della Cei, cardinale Bassetti, è stata proprio di Nardella. Sottoposta anche a papa Francesco, è passata con entusiasmo.
«Per mia esperienza diretta, papa Francesco è sempre stato molto attratto da Giorgio La Pira. Me ne ha parlato ogni volta che l’ho incontrato. Da ultimo nel giugno scorso quando sono stato in udienza con la mia famiglia e il nostro arcivescovo. Nel 2015, ero sindaco da un anno, decise di ricevere i sindaci delle più importanti città italiane e ci fece accogliere dal cardinale Piovanelli, che non era più a Firenze, il quale ci tenne proprio una prolusione su La Pira. Oggi si chiude un cerchio. Francesco torna a distanza di sette anni a Firenze, a Palazzo Vecchio, nel Salone dei 500, dove La Pira organizzò i famosi colloqui del Mediterraneo», dal ’58 al ’64.
In quel salone il sindaco santo accolse nel 1955, per il Convegno dei sindaci delle capitali del mondo, anche i primi cittadini di Pechino e di Mosca. «Eravamo in piena Guerra fredda, erano i sindaci delle due città simbolo del comunismo. A Roma la Chiesa e la Dc la videro come una cosa gravissima». Eppure proprio questo carattere profetico di una Chiesa attenta ai poveri e alle esigenze della pace, incarnata da uomini scomodi e visionari, come don Lorenzo Milani, padre Ernesto Balducci, don Enzo Mazzi, e da pastori come i cardinali Elia Dalla Costa e Silvano Piovanelli, ha lasciato un patrimonio che parla la lingua universale dei diritti e della ricerca dell’altro.
«Ho imparato molto da questo filone di preti innovatori che hanno segnato la storia della Chiesa fiorentina e hanno inciso sul dibattito culturale anche nazionale. C’è un filo conduttore tra questi personaggi, preti semplici, uomini politici e prelati importanti, ed è l’attenzione ai poveri, agli ultimi. Hanno incarnato quella parte vera della Chiesa, legata al Paese reale, alle persone vere, una Chiesa umile che penso piaccia molto a papa Francesco», dice Nardella.
Non a caso, oltre a sindaci e prelati, il giorno 27 papa Francesco a Palazzo Vecchio incontrerà anche una cinquantina di rifugiati e migranti. «Credo che tutto questo sia stato ispirato proprio da La Pira, dai suoi incontri con i sindaci e poi, nel ’58, con il re del Marocco Maometto V. Lo dico da cattolico». Il sindaco racconta di essersi «avvicinato alla fede negli anni della maturità, soprattutto a Firenze, dove ho incontrato persone di grandissimo valore, che hanno fatto crescere la mia fede». Cita don Silvano Seghi, parroco di San Michele a San Salvi, che lo ha sposato con Chiara Lanni, con la quale ha avuto Cosimo, Amelie e Francesco.
«Il percorso religioso è una delle cose che mi unisce con mia moglie. Attraverso il matrimonio siamo cresciuti insieme nell’amore e nella fede». Tra gli incontri che lo hanno segnato, quello, dice, con «un santo, il cardinale albanese Ernest Simoni, che ha scontato anni e anni di prigione durante le persecuzioni del regime comunista di Enver Hoxa».
LA CARTA DI FIRENZE
Il cardinale Simoni, 94 anni, ha ricevuto la porpora da Francesco, e oggi è ospite dell’arcidiocesi di Firenze. «È il mio padre confessore. Quando posso prego con lui, recitiamo insieme il Rosario e mi confesso. È una persona straordinaria, fa ancora l’esorcista, ha una grande forza interiore». Le proposte concrete che usciranno dagli incontri saranno i sindaci e i vescovi a scriverlo insieme sulla Carta di Firenze.
Di sicuro, conviene Nardella, ci saranno le tre cose annunciate: la creazione di un Consiglio di giovani, collegato alla cittadella della Rondine di Arezzo; l’Università del Mediterraneo, che verrà presentata da Romano Prodi in una delle sessioni di lavoro. E, infine, un forte appello all’Europa, perché guardi al Mare nostrum con più attenzione di quella dimostrata finora. È quello sguardo attento verso l’altro di cui parla il passo del Vangelo che Nardella dice di amare particolarmente, «la parabola del Buon samaritano, che ci richiama all’aspetto più semplice e profondo della nostra umanità. Papa Francesco la rilesse, nel 2016, in un incontro della Pontificia accademia delle scienze, dove parlò del ruolo dei sindaci come primi cittadini nella comunità».
C’è poi un testo che il sindaco dice di apprezzare molto. È, dice, «l’enciclica Laudato si’, che penso dovrebbero leggere tutti i sindaci, anche quelli non cattolici: è un testo religioso, filosofico, politico. Ha una forza strepitosa. È la dimostrazione che questo Papa non rimane in superficie rispetto ai problemi ma ci entra con i piedi e con la mani, toccando temi di grande attualità, sui quali la politica non riesce ancora a trovare soluzioni».
IL PROGRAMMA DELL’EVENTO UN FORUM ISPIRATO AL PROFETA DEL DIALOGO GIORGIO LA PIRA
«Sono convinto che c’è un bene comune del Mediterraneo imprescindibile per l’intera famiglia umana»: così il cardinale Gualtiero Bassetti indica il cuore dell’incontro di vescovi e sindaci per Mediterraneo frontiera di pace in programma a Firenze, dal 23 al 27 febbraio. L’evento si svolgerà nel segno del “sindaco santo”, Giorgio La Pira (nella foto), si concluderà con la visita di papa Francesco e vedrà la partecipazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (27 febbraio) e del presidente del Consiglio, Mario Draghi (23 febbraio).
«L’intuizione di ritrovarsi dopo la prima esperienza di Bari nel 2020, è maturata proprio a partire da La Pira che, in piena guerra fredda, avviò un percorso politico per favorire l’incontro tra gli uomini e promuovere la pace. Anche oggi c’è un bene comune del Mediterraneo costruendo il quale si pone un tassello imprescindibile per l’intera famiglia umana», ha sottolineato Bassetti. Alla fine dei lavori, le assemblee dei vescovi e dei sindaci, che lavoreranno in parallelo, avranno momenti comuni e produrranno una Carta di Firenze, con idee e proposte concrete, che sarà presentata al Papa.
Sarà una sorta di “Sinodo del Mediterraneo”, cui parteciperanno anche le realtà ecclesiali e religiose fiorentine in particolare nella serata di giovedì, attorno a cinque focus: il rapporto tra arte e fede (in Duomo), Giorgio La Pira (San Marco), i testimoni del ’900 (Santissima Annunziata), il dialogo ecumenico e interreligioso (Santo Spirito), le esperienze nell’ambito della carità (San Lorenzo). Domenica il Papa a Palazzo Vecchio incontrerà sindaci e vescovi e alcune famiglie di rifugiati. Poi celebrerà la Messa nella basilica di Santa Croce, dove pregherà anche l’Angelus.