Parole chiare ed inequivocabili quelle inviate da papa Francesco ai partecipanti al 4° Forum di Parigi sulla pace, promosso nella capitale francese tra il 11 e il 13 novembre 2021. Parole a cui Francesco ci ha abituato da tempo: schiette, chiare, che vanno al nocciolo della questione e chiamano ogni cosa per nome. Ce lo aveva fatto capire già subito, nell’omelia a Redipuglia, il 13 settembre 2014: “La guerra è una follia…. ricordiamo le vittime di tutte le guerre. Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!”
E ora papa Francesco scrive al Forum di Parigi: “In questa fase storica, la famiglia umana si trova di fronte a una scelta. La prima possibilità è quella del cosiddetto “ritorno alla normalità”. Ma la realtà che conoscevamo prima della pandemia era quella di un mondo in cui la nostra Terra veniva saccheggiata da un miope sfruttamento delle risorse, dall’inquinamento, dal consumismo “usa e getta” (cfr enciclica Laudato si’, 22) e ferita da guerre ed esperimenti con armi di distruzione di massa. Ritorno alla normalità significherebbe anche ritorno alle vecchie strutture sociali ispirate da “autosufficienza, nazionalismo, protezionismo, individualismo e isolamento” ed escludenti i nostri fratelli e sorelle più poveri. È questo un futuro che possiamo scegliere?”.
Chiaro. Schietto. Quante volte - proprio in questi mesi - abbiamo sentito risuonare l’augurio di un alla normalità! Ma papa Francesco ci mette in guardia di fronte a questa ‘normalità’ che è la.. causa del problema. “Abbiamo bisogno – scrive Francesco - di una nuova via d’uscita; dobbiamo lavorare insieme per uscire migliori di prima”. E aggiunge: “non vi può essere una cooperazione generatrice di pace senza un impegno collettivo concreto a favore del disarmo integrale. Le spese militari a livello mondiale hanno oramai superato il livello registrato alla fine della “guerra fredda” e aumentano sistematicamente ogni anno. Le classi dirigenti e i governi, infatti, giustificano tale riarmo richiamandosi a un’idea abusata di deterrenza fondata sull’equilibrio delle dotazioni di armamenti. In questa prospettiva, gli Stati sono inclini a perseguire i propri interessi principalmente sulla base dell’uso o della minaccia della forza. Tale sistema, tuttavia, non garantisce la costruzione e il mantenimento della pace. L’idea della deterrenza, infatti, in molti casi è risultata fallace determinando tragedie umanitarie di grande portata”.
Nel mondo si spendono circa 2000 miliardi all’anno per le spese militari. In Italia ogni anno circa 26 miliardi, che corrispondono a 40.000 euro al minuto! Un aereo da guerra F35 costa circa 150 milioni e può trasportare anche bombe nucleari. Solo il casco di un pilota di F35 costa circa 400.000 euro. Invece un Cipap (il casco per aiutare la respirazione ai malati di Covid) circa 200/300 euro. Si tratta di scegliere! O la guerra e i suoi interessi o la vita e la pace. Per tutti. E si stanno progettando droni armati, Killer Robot, mitragliatrici a riconoscimento facciale, missili Cruise.
Spiace doverlo ripetere, ma papa Francesco e la Chiesa sono rimaste le uniche voci autorevoli che parlano di disarmo. E la politica? E i sindacati ? Aggiunge papa Francesco “gli Stati sono inclini a perseguire i propri interessi principalmente sulla base dell’uso o della minaccia della forza… alla logica della deterrenza è stata associata quella propria del mercato liberista che gli armamenti possano essere considerati alla stregua di tutti gli altri prodotti manufatti e quindi, come tali liberamente commerciabili a livello mondiale. Non è dunque un caso se per anni abbiamo assistito acriticamente all’espansione del mercato delle armi a livello globale.”
Infatti lo scorso 15 settembre la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen ha proposto, elegantemente, di eliminare l’IVA per l’acquisto di attrezzature di Difesa. E Mario Draghi a fine settembre ha affermato in merito alle spese militari (anche da lui elegantemente giustificate per la Difesa): “È chiaro che bisognerà spendere molto di più di quanto fatto finora”.
Ce lo aveva già detto forte e chiaro papa Francesco nel discorso ai movimenti popolari dello scorso 16 ottobre: “Voglio chiedere, in nome di Dio, ai fabbricanti e ai trafficanti di armi di cessare totalmente la loro attività, che fomenta la violenza e la guerra.. il cui costo sono milioni di vite e di spostamenti”. Le conseguenze della ‘normalità’ della guerra e della corsa agli armamenti le vediamo in questi giorni lungo tanti confini, in particolare tra Bielorussia e Polonia: i profughi scappano proprio dalla guerra in Iraq, Siria, Afghanistan… Questo è quanto produce la guerra: morti, distruzione e profughi.
E’ questa normalità che vogliamo? No! Ed è importante ripeterlo oggi nell’anniversario della strage di Nassiriya. Per non usare i morti ai fini di una vuota e triste retorica della guerra che rischia di spegnere la coscienza. Col rischio di vedere il pericolo in chi parla di pace e compie scelte di pace, e viene giudicato come ‘sterile pacifismo’. Non riconoscendo invece che la guerra è follia e che l’unica strada è il disarmo integrale.