Si tratta forse dello stereotipo più diffuso e lontano dalla realtà quello secondo cui le donne hanno una scarsa attitudine per la scienza e la matematica. Eppure resiste forse anche per colpa dei genitori stessi, pare in particolare per colpa delle mamme, il convincimento in molte bambine e ragazze di non capire queste materie.
Un recente film, Il diritto di contare, candidato a numerosi premi Oscar, racconta proprio questo, cioè la difficoltà, a cavallo tra la fine degli anni ’50 e la fine degli anni ’60, di un gruppo di donne nel dare il loro apporto ai programmi spaziali NASA. Protagoniste tre scienziate che negli anni ’60 diedero il loro contributo alla conquista dello Spazio ma che essendo donne e dovendo scontare anche la colpa di essere afroamericane, hanno lottato duramente per lavorare al pari dei colleghi maschi.
Oltre 50 anni dopo le cose non sono cambiate molto. Il Centro studi Erickson ha reso nota una sua ricerca, basata su recenti dati del Ministero dell’Istruzione, in cui mostra proprio il basso senso di “autoefficacia”, cioè la scarsa convinzione nelle proprie capacità, in ambito matematico e scientifico di bambine e ragazze. Tale da determinare poi le scelte scolastiche e lavorative e precludendo alle ragazze la possibilità di intraprendere percorsi professionali di successo.
Il Centro Studi Erickson parte proprio dal rispondere alla questione se esiste una differenza di genere che vede i ragazzi più portati verso le discipline scientifiche rispetto alle ragazze. Attraverso l'apporto di Massimo Turrini, psicologo dello sviluppo e della comunicazione; «I bambini, passando dalla scuola primaria alla secondaria di primo grado, sembrerebbero aumentare gli atteggiamenti positivi verso la matematica; nelle femmine» spiega, «invece, tali atteggiamenti si rilevano solo a partire dalla prima classe della scuola secondaria di primo grado».
Ma in realtà a bambine e ragazze viene a mancare, a causa di fattori culturali ed educativi, la convinzione di essere portate per la matematica tanto quanto i maschi. Al punto da sentirsi inferiori nelle materie scientifiche e per questo tendere a tirarsi indietro.
A genitori e insegnanti spetta il compito di superare questo stereotipo, facendo attenzione a come vengono interpretati i successi e gli insuccessi. A tal proposito Massimo Turrini suggerisce alcuni atteggiamenti e comportamenti che genitori e insegnanti possono mettere in atto per aiutare le bambine a sviluppare le loro reali capacità.
Ecco gli utili suggerimenti del nostro esperto
1. Incentivare, da un lato, i buoni risultati in matematica con frasi motivanti, per esempio “Sei stata molto brava nella scorsa prova di matematica, sicuramente, con il giusto impegno, andrà bene anche questa!” e dall’altro non commentare eventuali insuccessi con frasi del tipo “ah, in matematica hai preso tutto dalla mamma!”;
2. Ricordare che la matematica non è più difficile di altre discipline, e come in tutte le altre materie solo con l’impegno è possibile raggiungere i risultati;
3. Proporre esempi positivi di matematici famosi che non siano solo uomini. Non rimembrar solo Pitagora, Isaac Newton e Albert Einstein: esistono anche molte donne che si sono cimentate, con successo, nelle materie matematico-scientifiche, come Marie Curie e Samantha Cristoforetti;
4. Non frenare, anzi, incentivare il desiderio di poter ambire a lavori aventi a che fare con le discipline scientifiche, sottolineando come la matematica possa aprire le porte a tante carriere scolastiche e professionali quali il chimico, il fisico e, perché no, l’astronauta
Quest’ultimo punto è particolarmente importante perché da un lato le materie matematiche sono indispensabili per qualsiasi tipo di carriera che gli individui vogliono, o vorrebbero, intraprendere e dall’altro, da sempre, esiste una barriera stereotipata che discrimina, e quindi categorizza, i lavori tipicamente maschili da quelli tipicamente femminili. Semplificando, i primi lavori sono imperniati sulle discipline matematiche e tendono a essere lavori di responsabilità e dirigenza e quindi più remunerativi, mentre i secondi mantengono una distanza dalle discipline matematiche allontanando così le donne dalle cariche più prestigiose.