DORA P. - Un giudice ha autorizzato una minorenne, contro la volontà della madre, a chiedere lo sbattezzo, cioè l’annotazione a margine dell’atto battesimale di non voler più appartenere alla Chiesa cattolica. È possibile per un minore?
Il Battesimo esprime un amore di Dio che non verrà mai meno. Pertanto il termine “sbattezzo” è del tutto improprio. Per il rispetto che la Chiesa deve alle persone e alla loro libertà, dal 1999 un decreto dei vescovi italiani prevede, dietro a una formale richiesta, la possibilità di annotare a fianco del proprio atto battesimale la volontà di non fare più parte della comunità cattolica rinunciando a tutti i diritti e doveri. Nulla è detto riguardo ai minorenni. Non conoscendo il contenuto della sentenza e poiché un minorenne non può autonomamente promuovere un giudizio, ma deve essere rappresentato dai genitori o dal genitore che ne esercita in via esclusiva la responsabilità (Cod. civ. art. 320), si può ipotizzare che il giudice abbia autorizzato il minore (o meglio: il suo rappresentante) a inoltrare la richiesta per l’annotazione sul registro dei Battesimi. Stupisce tutta questa fretta nei riguardi di un minore senza attendere una sua matura autonomia, quando non è il registro dei Battesimi che impedisce di essere educata e vivere a prescindere dal sacramento ricevuto.