Lavoro, vacanze e tempo di preghiera (Foto nell'articolo: iStock)
Vi avevo promesso la volta scorsa di riprendere qualche perla dal pensiero del filosofo e rabbino Abraham Joshua Heschel. Da buon ebreo, Heschel ha riflettuto molto sul sabato e ha condensato i suoi pensieri sul tema in un libro intitolato: Il sabato. Il suo significato per l’uomo moderno. Heschel invita a riflettere sulla differenza tra essere e avere perché avere di più non significa essere di più. In fondo, il tempo è il cuore della nostra esistenza, è il suo peso e la sua esplicitazione. Chi non ha tempo, può avere tutte le ricchezze del mondo, ma per lui non sono niente perché la sostanza della nostra esistenza è il tempo. Egli osserva che le religioni hanno sempre visto la presenza di Dio nello spazio. Il paradosso è che «il monumento commemorativo diventa un ausilio all’amnesia; i mezzi offuscano il fine». Mi ha sempre meravigliato come i residenti in luoghi “sacri” fossero sovente indifferenti a quel particolare luogo, amato da persone che percorrono migliaia di kilometri per venire a visitarlo.
Sappiamo cosa fare con lo spazio, ma non sappiamo che cosa fare con il tempo, salvo porlo al servizio dello spazio. La difficoltà di gestire il tempo non ci esime dal porre il suo problema perché «la vita spirituale comincia a decadere quando non riusciamo più a sentire la grandiosità di ciò che è eterno nel tempo». Ora, «il sabato è fatto per celebrare il tempo, non lo spazio. Per sei giorni alla settimana noi viviamo sotto la tirannia delle cose dello spazio; il sabato ci mette in sintonia con la “santità del tempo”: in questo giorno siamo chiamati a partecipare a ciò che è eterno nel tempo, a volgerci dai risultati della creazione al mistero della creazione; dal mondo della creazione alla creazione del mondo», dalla creatura al Creatore. Heschel guarda alla storia ebraica, nella quale non è rimasto un tempio, e vi scopre un tempio speciale: il sabato. «I sabati sono le nostre grandi cattedrali, e il nostro Santo dei Santi è un santuario che né i romani né i nazisti sono riusciti a bruciare».
Che lezione trarre da queste brevi considerazioni? Prendere coscienza del valore del tempo e viverlo come tempio. Imparare a sapere che per essere felice ho solo oggi, ho solo il momento presente. Per essere santo, ho solo oggi, ho solo l’istante presente. Prendere coscienza di questo è stato la porta d’ingresso di tanti santi nella loro santità. Che tu sia in vacanza o al lavoro, ti auguro questa coscienza, condensata da Teresina così: «Per amarti, o mio Gesù, non ho altro che oggi».